di Claudia Luise
torino
Mai nessuno lo avrebbe potuto immaginare. E mai – in questi mesi di attese, polemiche e candidati finiti nel calderone dei nomi bruciati – nessuno aveva sussurrato il suo profilo. Come si sia arrivati a nominare Annalena Benini come nuova direttrice del Salone del Libro per il triennio 2024-2026 è tutto frutto di equilibrismi politici gestiti, nel segreto della loro «concordia istituzionale», dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo (Pd) e dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio (Fi). Con il parere positivo del socio privato della kermesse, il presidente dell’associazione “Torino, la Città del Libro”, Silvio Viale. E con il placet decisivo del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Dopo la figuraccia rimediata con il rifiuto dello scrittore Paolo Giordano, che a febbraio ha denunciato di voler rinunciare alla nomina perché di fatto commissariato da esponenti del mondo culturale conservatore che Sangiuliano avrebbe voluto inserire nel Comitato editoriale, tutti e tre i protagonisti del Salone avevano deciso di dichiarare fallita la manifestazione di interesse e la procedura scelta del Comitato direttivo (una cabina di regia guidata dal Circolo dei Lettori che avrebbe dovuto votare il nome quasi all’unanimità).
Dalla scottatura per la figuraccia rimediata avevano garantito che se ne sarebbe riparlato il 22 maggio, quando finirà questa 35ª edizione, l’ultima di Nicola Lagioia. Così non è stato e l’accelerazione è arrivata. Questo perché per oggi è stata convocata la seconda conferenza stampa, pensata per illustrare il programma degli appuntamenti e non si è voluto, ancora una volta, esporre Lagioia all’imbarazzo di domande sulla sua successione che potessero in qualche modo distrarre l’attenzione. Ma anche perché i tempi erano maturi per rispettare la promessa fatta l’anno scorso quanto tutte le persone coinvolte avevano garantito che il prossimo direttore avrebbe potuto passare dei mesi in affiancamento a Lagioia per imparare come funziona la macchina. Una questione considerata cruciale non solo per tutelare il nuovo direttore ma anche per evitare i rischi di una cesura con un passato che ha funzionato molto bene e che nessuno vuole rivoluzionare. Quindi la virata improvvisa e soprattutto – come hanno tenuto a specificare in ogni modo – condivisa. «Nessuno deve intestarsi questa vittoria», è stato il punto di partenza.
Cirio e Lo Russo, quindi, si sarebbero fatti consegnare un elenco di figure dell’editoria e del giornalismo partendo dai direttori del settore culturale di vari quotidiani e riviste. Insieme avrebbero iniziato a spulciare questo elenco da cui avrebbero tirato fuori quattro-cinque nomi. Ed entrambi avrebbero notato il profilo di Annalena Benini. Perché? «Per la competenza, perché è giovane e perché è donna». E in questo momento anche questo è un segnale che si voleva dare. Una figura pop che pure l’associazione “Torino, la Città del Libro” ha condiviso e apprezzato da subito.
Sullo sfondo sono rimasti altri nomi: riserve nel caso anche questo tentativo non fosse andato in porto. Invece c’è stato un apprezzamento trasversale e più di un protagonista della partita racconta, ironizzando, che si è trattato «di uno strano e favorevole allineamento di pianeti» non nascondendo pure la casualità che ha portato alla scelta. Nessuno prima aveva pensato a lei, che non è torinese (è di Ferrara) e non aveva nemmeno partecipato alla manifestazione di interesse. Ma il suo curriculum e la sua foto hanno rispecchiato tutti i criteri: gradita dalla destra in quanto giornalista de Il Foglio ma non troppo connotata da scontentare un sindaco di sinistra e soprattutto vicina alla casa editrice Einaudi e in generale apprezzata da una fetta importante dell’editoria che conta.
Quindi non un nome direttamente suggerito dal ministero della Cultura, come qualcuno ha insinuato. Tanto che il ministro Sangiuliano, che due weekend fa era stato in Piemonte, a chi aveva chiesto novità sull’argomento avrebbe risposto di non sapere nulla e che si sarebbe deciso solo dopo. Sabato, invece, è arrivata la scelta e la telefonata concitata tra Cirio, Lo Russo, Viale e Benini. Poi la giornalista ha avuto 24 ore di tempo per pensarci e ha accettato domenica. Sarebbe stato Cirio, per un’ovvia affinità politica, ieri mattina ad annunciare la possibilità in una telefonata al ministro. Una condivisione considerata necessaria. Come auspicato, è arrivato il via libera: «Annalena Benini è un’ottima scelta, una persona colta e di valore che saprà certamente fare bene. Come ho spiegato più volte, il ministero non fa parte della governance del Salone, ma posso dire che questa scelta mi trova concorde», ha commentato Sangiuliano. Poi ancora un passaggio formale: sempre nel primo pomeriggio di ieri il profilo di Benini è stato condiviso e formalizzato anche con il Circolo dei Lettori (che è espressione della Regione), diretto da Elena Loewenthal. E dopo questo ultimo ok la corsa ad annunciare il nome. Prima che fosse bruciato.