BRESCIA — — Dice che le destre le batti con le «coalizioni ampie», ma devono essere «intelligenti, sui contenuti, non somme di sigle». Dice che «c’è un effetto e un modello Brescia» e per il centrosinistra è uno spunto per costruire un percorso che «può riportare al centro della scena e al governo del Paese». Civismo.
Riformismo. Partecipazione.
Competenza. Candidati giusti.
Sono le parole mantra di Laura Castelletti. Ci va sopra come fossero dei tasti, senza attorcigliarsi intorno a spiegoni suggestivi o a ipertrofie linguistiche. Prima sindaca di Brescia, vittoria netta sul candidato della destra Fabio Rolfi. Donna del giorno.
Come si è svegliata?
«Con la consapevolezza di essere una novità. Prima donna sindaco, civica, laica, amministratrice. La voce è appena tornata, domenica ero a Udine alla festa degli Alpini, un freddo… Poi lunedì sera si è brindato».
Brescia, spumante.
«Anche birra, c’erano tanti giovani, un segno importante».
La prima cosa fatta ieri mattina?
«Ho risposto a telefonate e messaggi. Dalla quantità ho capito l’effetto Brescia. Poi ho fatto un giro in città, i sindaci fanno questo».
Il voto di Brescia ha assunto un rilievo nazionale. Perché?
«Abbiamo battuto il governo nazionale e quello regionale. Per tentare la spallata hanno schierato il governatore Fontana, i ministri, in chiusura sono venuti la premier e i leader nazionali; Salvini sembrava avesse preso casa a Brescia… Non ce l’hanno fatta, sa perché?».
Perché?
«I bresciani non si fanno colonizzare, ragionano con la loro testa, scelgono con spirito critico».
Qual è stata la ricetta?
«Dieci anni di buon governo (Castelletti è stata vicesindaco e poi facente funzione, ndr), coalizione ampia, attenzione al civismo, alla partecipazione, alle fragilità. Le mie caratteristiche civiche hanno premiato e i partiti che mi hanno sostenuta — insieme a 8 liste civiche — sono stati generosi. È un modello replicabile».
Pd più Terzo polo?
«Alle regionali è stato fatto un errore. A Brescia, uniti, sono andati sulla candidata giusta. Pd, Italia Viva, Azione, +Europa».
Il Terzo polo, a livello nazionale, è ostaggio di un’ambiguità politica.
«Io non sono il Terzo polo, non conosco le dinamiche. Ognuno è responsabile dei suoi percorsi. A Brescia la direzione è stata quella giusta».
Come si batte la destra?
«Premia la coalizione ampia, che però non deve essere somma di sigle ma progetto sui contenuti».
Pd e M5S insieme?
«Ripeto: il tema è aggregare intorno a contenuti e visioni».
Elly Schlein l’ha chiamata per complimentarsi.
«Anche Calenda e Bonetti. Tutti hanno considerato il risultato notevole».
Sindaca a Brescia, sindaca aLatina, ballottaggio al femminile a Siena. Schlein, Meloni. La politica è donna?
«Ci adeguiamo a un modello europeo, in ritardo. In campagna elettorale ho detto che Brescia deve essere città laboratorio. Le donne si sono conquistate spazi facendo doppia fatica e l’Italia è più matura di dieci anni fa».
Un giudizio su Meloni?
«Incarna una politica lontanissima dalla mia. In
termini valoriali e di visione di Paese”.
Laura Castelletti da Brescia spiccherà il volo per palcoscenici nazionali?
«Lo escludo. Voglio fare il sindaco bene per i prossimi 5 anni, il lavoro si porta sempre a termine e amo la dimensione città. Non ho aspirazioni regionali né nazionali. Se le avessi avute, avrei preso altre strade quando mi sono state proposte. Ho fondato un’associazione che si chiama ‘Brescia per passione’… Fare il sindaco non è un trampolino».
Per la prima volta dall’inizio del processo sulla strage neofascista di Piazza della Loggia il governo non si è costituito parte civile. Si sono giustificati dicendo che è stata una “svista”.
«Non ti puoi permettere una svista del genere, non esiste. È una questione troppo delicata».