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6 Luglio 2023Indagata da oltre 8 mesi Ma la notifica dell’inchiesta non le è ancora arrivata (anche se risale a marzo)
di Luigi Ferrarella
Milano Galeotto o benedetto, a seconda dei punti di vista, è il piccione viaggiatore togato. Perché soltanto la casualità di una procedura «al rallentatore» di proroga delle indagini sta consentendo ad esempio ancora ieri, alla ministra Daniela Santanchè e ai parlamentari intervenuti nell’informativa in Senato, il surreale confronto fra chi fa finta di non sapere che la ministra è indagata da mesi per falso in bilancio, chi (a cominciare da lei) fa quindi finta di scandalizzarsene nel leggerlo qua e là adesso, e chi si accapiglia o nel denunciare la «tenaglia magistratura-stampa a orologeria» o nel cavalcare l’addebito giudiziario.
Che Santanchè sia indagata per falso in bilancio nelle comunicazioni 2016-2020 di Visibilia Editore spa è infatti noto da quando lo si scrisse (qui il 2 e 3 novembre 2022) non in forza di chissà quale scoop carbonaro, ma banalmente perché — tra gli atti della richiesta della Procura al Tribunale fallimentare di staccare la spina e mettere in liquidazione quattro società del gruppo Visibilia dell’imprenditrice, indebitate per lo più con il Fisco — una annotazione del 30 settembre 2022 del Gruppo tutela mercati della Guardia di finanza di Milano già era palese nell’additare «la sussistenza del reato di false comunicazioni sociali»: lettura poi ribadita anche dal consulente Nicola Pecchiari nelle relazioni ai pm del 25 gennaio e 3 maggio 2023 sul fatto che «indubbiamente la presentazione di bilanci inattendibili, a partire quantomeno dal 2016, abbia ritardato l’emersione di un dissesto patrimoniale significativo, ancora evidente in capo a Visibilia al 30 giugno 2022».
Quando in quell’inizio novembre 2022 per provare a smentire la notizia Santanchè sbandierò la certificazione di routine della Procura alla richiesta dei suoi legali («non risultano iscrizioni suscettibili di comunicazione»), si capì subito che era un caso di ricorso dei pm al 3 bis di quell’articolo 335: cioè alla facoltà, in caso di indagini complesse, di ritardare (per un massimo di 90 giorni) la comunicazione dell’iscrizione. Del resto, anche se Santanchè non lo ammetterà mai, i suoi avvocati in quei giorni, e poi a lungo nello svolgersi delle udienze fallimentari, ebbero con i pm interlocuzioni esplicite nelle quali era un dato pacifico che Santanchè fosse indagata sia per falso in bilancio sia per concorso in bancarotta: ragione per cui il ministro anche dopo quei 90 giorni si è ben guardata dal far chiedere di nuovo alla Procura tramite i suoi legali la formale certificazione, proprio per poter continuare a dire di non aver notizia formale di indagini.
Ma dopo sei mesi dall’iscrizione nel registro degli indagati arriva sempre un altro passaggio procedurale obbligato: la Procura, qualora abbia bisogno di altro tempo per indagare, deve per forza chiedere (a pena di inutilizzabilità nel processo delle successive acquisizioni) la proroga delle indagini al Gip-giudice delle indagini preliminari, il quale deve notificare la richiesta di proroga all’indagato e dunque così informarlo delle indagini a suo carico. Se ha già un difensore, la notifica avviene in breve, con una «pec» dalla cancelleria del Gip al difensore. Ma Santanchè, che pure ha avuto in passato altri procedimenti penali a Milano, in questo sul falso in bilancio di Visibilia non ha appunto mai conferito un formale mandato a un avvocato penalista, mentre il civilista che la segue nelle udienze fallimentari delle società non ha titolo in quest’altro fascicolo. In questi casi la richiesta della proroga delle indagini viene allora notificata al domicilio dell’indagato dal gip tramite gli ufficiali giudiziari Unep e se ne ha prova quando al gip torna la «cartolina» dell’Unep attestante la riuscita consegna. Il punto è che nel caso di Santanchè — che già da quel rapporto Gdf era intuibile fosse stata indagata a fine settembre 2022 — i primi sei mesi sono scaduti il 30 marzo 2023, quando la Procura ha dunque chiesto al Gip la proroga delle indagini: ma la notifica non è stata completata ed è ancora in corso lungo l’asse Ufficio gip-ufficiali giudiziari-domicilio Santanchè. Nulla di più facile, dunque, che la «cartolina», tempisticamente ma casualmente beffarda dopo il dibattito montato ieri in Parlamento, completi il proprio viaggio e arrivi al domicilio di Santanchè magari solo e proprio nei prossimi giorni.