l termovalorizzatore di Roma nelle mani dei giudici
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L’ondata emotiva innescata dall’ultimo atroce femminicidio, quello della mamma siciliana 39enne Marisa Leo, scuote la politica, intenzionata ora a irrobustire la barriera normativa che protegge le donne da episodi di violenza. Si tratta del 79esimo caso dall’inizio dell’anno, su 227 omicidi, con dati che mantengono l’Italia nei primi 5 Paesi europei per numero di episodi. Così, a dare lo sprone di buon mattino è un accorato messaggio del presidente della Repubblica: «Non c’è libertà, oggi, quando una persona è vittima di molestie e violenze fisiche o morali », scrive Sergio Mattarella al Corriere della Sera in occasione dell’iniziativa “Il Tempo delle Donne”, ricordando come «la violenza contro le donne in Italia, in questi ultimi mesi, ha continuato a manifestarsi con numerosi casi di assassinio e di stupro». Questa «intollerabile barbarie sociale », considera il capo dello Stato, «richiede un’azione più consapevole di severa prevenzione, concreta e costante», alla quale va affiancato «nell’intera società un impegno educativo e culturale contro mentalità distorte e una miserabile concezione dei rapporti tra donna e uomo».
In Parlamento, le iniziative legislative sul tappeto sono diverse. Due giorni fa la Camera dei deputati ha dato il via libera definitivo (con l’astensione di Pd e Avs) a un disegno di legge di addendum al cosiddetto Codice rosso, introducendo la possibilità che il procuratore generale di Corte d’Appello avochi le indagini preliminari nel caso in cui il pm non senta la persona offesa entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato. Inoltre l’esecutivo a giugno ha depositato una proposta di legge attualmente all’esame di Montecitorio. Un pacchetto di misure pensato per rendere più tempestivi gli strumenti di prevenzione: dal braccialetto elettronico, all’ammonimento per gli stalker; al distanziamento a 500 metri da casa della vittima e dai luoghi abituali fino all’arresto in “flagranza differita”, se il reato è dimostrato da video e foto. «La proposta è stata presentata come legge ordinaria», ragiona la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella, «per favorire la massima condivisione, e auspichiamo che essa ci sia anche sull’esigenza di discuterla e approvarla in tempi rapidissimi. Ci sono tutte le condizioni per fare presto e contribuire a fermare questa scia di sangue e di dolore, come il presidente Mattarella
ha invitato a fare». Il presidente della commissione Giustizia della Camera Ciro Maschio, dice ancora la ministra ad Avvenire, «ha assicurato che si farà presto, e tutti sembrano d’accordo su quest’esigenza. Il Parlamento ha tutti i mezzi per adottare una procedura veloce. Non pensiamo che questa legge esaurisca il problema, altri interventi si potranno e dovranno fare». Intanto, argomenta Roccella, «questo testo dà strumenti immediati d’intervento a magistrati e forze dell’ordine, che possono essere salvavita, ed è importante che su questo si proceda insieme e senza indugio ». ll capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti assicura che «governo e maggioranza sono impegnati su questo tema».
Fra le forze politiche le proposte non mancano: Forza Italia suggerisce di inserire nel testo Roccella la app «Mai Sole» come strumento per le donne; nella Lega, la senatrice Giulia Bongiorno insiste sul «diritto penale preventivo », ma non chiude la porta all’educazione sessuale e sentimentale nelle scuole, caldeggiata dalle opposizioni, con Pd e M5s in testa. «Mi sono rivolta alla premier Meloni per chiederle di mettere da parte la solita dialettica politica e provare a lavorare insieme non solo sulla repressione, ma anche per un grande investimento sull’educazione», fa sapere la segretaria dem Elly Schlein, precisando che la premier non le ha ancora risposto, «ma noi insistiamo». Anche Avs, con la capogruppo Luana Zanella, chiede di finanziare progetti per formare magistrati, forze di polizia, medici. E su interventi sul piano culturale concorda il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Noi perseguiamo e reprimiamo questi reati, ma bisogna puntare sempre di più sulla scuola e sui modelli culturali». Per dare un segnale, ieri la commissione bicamerale d’inchiesta sui femminicidi ha portato sul red carpet di Venezia il dramma delle donne ammazzate da ex partner. «Una sfilata di contenuto, non di lustrini», osserva la presidente della commissione Martina Semenzato. E dalla prossima settimana, il confronto proseguirà in Parlamento, con l’esame delle proposte di legge.