Landini scrive a Cisl e Uil: mobilitazione comune e stop nazionale a dicembre Le critiche su salari e pensioni. E l’Upb avverte: “Bisogna dimezzare il deficit”
ROMA — Si avvicina lo sciopero generale contro la seconda manovra del governo Meloni, definita dalla Cgil «sbagliata, inadeguata, insufficiente e rinunciataria, con un impatto dello 0,2% appena sul Pil». Ieri il sindacato guidato da Maurizio Landini – dopo analoga bocciatura della Uil di martedì e la proposta di «scioperi territoriali» – ha riunito la sua assemblea generale e deciso un percorso di mobilitazione che si augura unitario: piazze, manifestazioni e scioperi di otto ore nelle categorie a novembre. Poi, forse a dicembre, lo stop nazionalegenerale. Non a caso, terminata l’assemblea, Landini ha scritto una lettera ai leader di Cisl e Uil, Luigi Sbarra e Pierluigi Bombardieri, chiedendo «con celerità» un incontro per fissare tempi e temi della protesta, percorsi di avvicinamento, modalità. La sintonia con Bombardieri è nelle cose, dopo lo sciopero Cgil-Uil contro il governo Draghi. Bisogna ricucire con la Cisl di Sbarra, molto più cauta e restia alla piazza. Sbarra vuole leggere nel merito il testo della legge di Bilancio che non c’è, come del resto lamentano anche Landini e Bombardieri. Ma per quanto se ne sa «ha respiro sociale», dice Sbarra. Con un vulnus: le pensioni.
Qui la Cisl ha dei dubbi. Se confermate «le rigidità e ristrettezze» – dal nuovo taglio dell’indicizzazione all’inflazione, alla cancellazione di tutte le forme di flessibilità: Ape sociale, Opzione donna, Quota 103 –, il governo dovrà registrare la «piena contrarietà» anche della Cisl. Nell’ordine del giorno votato ieri dall’assemblea Cgil c’è una critica simile, nell’elenco di «scelte sbagliate del governo che aumentano divari e disuguaglianze e non rispondono alle emergenze». Ovvero il «pieno ritorno alla legge Monti-Fornero» mentre si «continua a fare cassa sui pensionati».
Le pensioni, dunque, come collante di piazza. Il leader della Uil Bombardieri vede anche altri temi, a partire da fisco e sicurezza sul lavoro. Qui le convergenze con la Cisl potrebbero scricchiolare. Sul fisco, ad esempio. Perché il sindacato guidato da Sbarra apprezza il doppio taglio di cuneo e Irpef. La Cgil giudica invece entrambi «a tempo e in deficit». E nello specifico, la decontribuzione: «Una conferma delle buste paga attuali, altro che 100 euro in più». E l’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef: «Regressivo e dai benefici impercettibili».
Per Landini la manovra «non tutela salari e pensioni, non introduce il salario minimo, non combatte l’evasione, non tassa rendite eprofitti, taglia la sanità pubblica e la scuola, peggiora la legge Fornero e non manda in pensione più nessuno, non cancella la precarietà di giovani e donne». Il segretario della Cgil lo dice ora in chiaro: «Condividiamo la proposta Uil di scendere in piazza, manifestare e proclamare scioperi. E, per quanto ci riguarda, siamo pronti anche allo sciopero generale». Tra le critiche, «gli stanziamenti del tutto insufficienti per il rinnovo dei contratti pubblici». E «lo smantellamento del welfare, in particolare sanità e istruzione».
Le fibrillazioni dell’autunno caldo intanto crescono. Gli univers itari in tenda davanti alla Camera per il caro affitti. Domani sciopera l’ex Ilva, con lo stop di 24 ore in tutti gli stabilimenti, corteo e sit-in a Roma. Il 30 ottobre si ferma tutto l’Ispettorato nazionale del lavoro con gli ispettori sottopagati. Medici, internisti e infermieri sono pronti alla protesta perché «straordinari e premi non risolvono i carichi di lavoro ormai insostenibili, servono assunzioni».
Come se non bastasse, l’Ufficio parlamentare di bilancio avverte il governo che il nuovo Patto di stabilità Ue imporrà una dieta al debito per portarlo dal 140 al 116% in sette anni. Serve un deficit che va verso il 2%, più che dimezzato. Compito non facilissimo.