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La sorpresa di Mps, utili a 929 milioni. Obiettivi rivisti al rialzo
Daniela Polizzi
Mps chiude i primi nove mesi dell’anno con un utile netto di 929 milioni contro una perdita di 334 milioni dello stesso periodo del 2022, quando la banca guidata dal ceo Luigi Lovaglio stava chiudendo il complesso aumento da 2,5 miliardi. Numeri che ieri hanno spinto la banca a rivedere al rialzo la guidance per l’anno con un utile che sarà superiore agli 1,1 miliardi. E un rapporto Cet1 spinto dalla redditività, che salirà al 17% dall’attuale 16,7%, oltre 80 punti trimestre su trimestre e 200 rispetto ai primi sei mesi dell’anno. La banca che ha come azionista al 64,2% il Mef, al pari di tutte le altre banche, ha scelto di non pagare la tassa sugli extraprofitti, destinando a riserva di utili non distribuibili 312,7 milioni, pari a 2,5 volte l’ammontare dell’imposta per il gruppo, inclusa Widiba. Risorse che renderanno la banca più appetibile al momento dell’uscita dello Stato dal capitale che il Mef ha avviato. «Mps ha un cuscinetto di liquidità rispetto ai requisiti patrimoniali di 3 miliardi», ha detto il ceo che ha parlato di «coefficienti tra i migliori nel panorama bancario». L’istituto ha riclassificato da “possibile” a “remoto” il petitum derivante dai rischi legali straordinari, dimezzato a 2,9 miliardi: 1,2 miliardi in meno rispetto al primo semestre. È l’effetto della sentenza di assoluzione da parte della Cassazione dell’ex presidente, Giuseppe Mussari, e dell’ex dg Antonio Vigni. Il 27 novembre è attesa la sentenza di appello per gli ex vertici Alessandro Profumo e Fabrizio Viola che «potrebbe fare partire un vantaggio economico», ha concluso Lovaglio.