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Gi.Be.
«Renzi sta percorrendo una strada ambigua, teniamo la porta aperta ma…». Il numero due della segreteria nazionale Pd Marco Furfaro avalla il percorso fiorentino delle consultazioni per scegliere il candidato sindaco. Ma è scettico sulla possibilità di riproporre l’attuale maggioranza, Pd più Iv, come alleanza per le comunali 2024 a Firenze.
Sei mesi alle elezioni. Il centrosinistra vince se?
«Se mette in campo una piattaforma che tenga insieme idealità e concretezza. E riesce a trovare l’unità».
In questa unità del centrosinistra c’è spazio per Renzi?
«Sì, se sta nella proposta politica di diritto allo studio, diritti civili e salario minimo, per dirne alcune, che stiamo costruendo».
Firenze è la sua città, la partita lì è più delicata per lui, dunque per voi.
«Fuor di ipocrisia, credo che Renzi stia percorrendo una strada ambigua rispetto a tutto questo, teniamo la porta aperta ma…».
La segretaria Pd Schlein scelta con le primarie e il candidato sindaco di Firenze no. Non è un controsenso?
«Nelle città si scelgono il candidato o la candidata migliore attraverso il coinvolgimento degli elettori, un’azione che però può trovare varie forme. Si può valutare un questionario tra gli iscritti, una consultazione fuori e dentro il partito o altre forme. L’importante è che sia un percorso davvero partecipato».
Quindi la candidata sindaco sarà Sara Funaro?
«Non mi esprimo sui nomi, direi che non è il momento».
Se fosse lei la prescelta sarebbe un chiaro segnale di continuità con l’attuale amministrazione. Lei come giudica gli anni di governo di Dario Nardella?
«Io credo che lui e la sua giunta abbiano governato complessivamente bene, ma questo non può voler dire vivere di rendita: c’è bisogno di cambiamento».
Dalla convention dell’ex assessore Cecilia Del Re sono state spedite 1.500 letterine a Schlein per chiedere le primarie. Sono arrivate a destinazione?
«Niente questioni personali: considero un bene ogni movimento di partecipazione, ma aggiungo che abbiamo tutti la responsabilità di aver cura di un percorso che va oltre i singoli. Firenze ha bisogno di una proposta politica che sarà vincente se ricondurrà tutto a unità e starà dentro una piattaforma programmatica condivisa. Dentro e fuori dal nostro partito».
Sette sindaci dei dieci capoluoghi toscani sono di destra, gli altri tre vanno al voto.
«Anche in Toscana non si può dare più nulla per scontato, ma ha una storia che se torna ad essere attualizzata fa la differenza. La sinistra toscana non lasciava indietro nessuno, il nuovo Pd spinge in questa direzione».
Con Schlein è cambiata l’azione del partito anche in Toscana? Come?
«È cambiata perché il Pd era diventato stanco, ambiguo e istituzionalizzato. La conclusione della scorsa campagna elettorale lo faceva vedere bene. La piazza di ora invece ha speranza e fiducia».
Lei è considerato il garante dei rapporti fra il Pd nazionale e quello toscano.
«Sono molto orgoglioso del partito toscano, che sotto la guida di Emiliano (Fossi, ndr ) durante l’alluvione ha mostrato il meglio di sé, mettendo la propria comunità a disposizione della causa».
Il Pd accusa il governo.
«Un film già visto con l’Emilia Romagna. Oggi sono sei mesi che nonostante le promesse quelle popolazioni non vedono un euro».
Ma sono venuti in visita in Toscana due ministri…
«Per cosa? Non vedo i fatti: bisogna attivare i ristori e sbloccare subito i tributi alle imprese. Spiace poi che i parlamentari toscani di destra badino più a difendere il governo che a questo. Musumeci è andato a Campi per negare i cambiarmenti climatici e scaricare le colpe su chi poteva assicurarsi, assurdo».
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