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di Emanuele Buzzi
La ricerca del Cattaneo sugli studenti di tre atenei al Nord
«Israele-Hitler» per il 46%, il 60% a sinistra (dal 7 ottobre)
Milano I numeri sono di quelli che fanno riflettere. Quasi uno studente universitario su due ai primi anni in ateneo considera «vero» che «il governo israeliano si comporta con i palestinesi come i nazisti si comportarono con gli ebrei». Il dato preciso è il 46,3% ed emerge da una ricerca dell’Istituto Cattaneo realizzata in collaborazione con il Dipartimento di scienze statistiche dell’Università di Padova sondando tre grandi atenei del Nord Italia (Milano Bicocca, Bologna e Padova) a cavallo dello scoppio della guerra in Medio Oriente.
L’indagine, infatti, è stata condotta tra il 29 settembre e il 31 ottobre, raccogliendo i pareri di 2.579 studenti tra primo e secondo anno. Sono loro che hanno risposto a un questionario che, tra molte sfaccettature, racchiudeva anche 13 frasi sull’antisemitismo. «La nostra ricerca aveva uno spettro più ampio — racconta Asher Colombo, presidente dell’Istituto Cattaneo —: volevamo sondare il rapporto dei giovani con alcune minoranze, dai musulmani ai migranti. Poi quello che è successo il 7 ottobre ha cambiato il nostro panorama e abbiamo deciso di focalizzarci sui dati relativi agli ebrei».
Nel questionario si distinguono tre atteggiamenti diversi relativi all’antisemitismo. Si tratta di un primo modello «classico», che «vede gli ebrei a capo di una cospirazione mondiale attuata grazie al controllo della finanza», di un secondo che include l’accusa di «doppia lealtà» (gli ebrei «rappresentano un corpo estraneo nelle società in cui vivono») e di un terzo modello che ridimensiona la portata della Shoah e che accusa gli ebrei di «usare quell’esperienza per scopi giustificazionisti». Tre modi diversi di approcciarsi, tre termometri per scandagliare il sentiment degli studenti universitari italiani.
Le accuse
Tra chi vota a destra trovano più consensi le teorie cospirazioniste
e sulla «doppia lealtà»
Scorrendo i numeri si vede che per il 14% degli intervistati gli ebrei controllano i mezzi di comunicazione in molti Paesi (18% per chi è di centrodestra), che per il 30% «sono più leali verso lo Stato di Israele che verso il loro Paese» (per il 48,2% tra chi si dice di destra) e che il 33% preferisce frequentare «i membri del loro gruppo escludendo gli altri» (40,1% nel centrodestra). Poi, appunto, c’è quel 46,3%. Ma mentre nei primi casi a prevalere tra chi ritiene vere tali affermazioni sono studenti di centrodestra e destra, nell’ultimo sono invece di centrosinistra e sinistra. «Ciò che ci ha colpito — racconta Colombo — è che il dato sul paragone con la Germania nazista cresce in modo sensibile soprattutto a sinistra dopo il 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas, e non dopo il 17, come ci aspettavamo, dopo l’esplosione dell’ospedale di Gaza». Il parallelo Israele-nazisti tra chi vota a sinistra è al 59,7% e si avvicina al 70% nei giorni successivi allo scoppio della crisi.
«Si tratta di una indagine irripetibile, perché abbiamo potuto fotografare l’evoluzione prima e dopo il 7 ottobre. Avevamo già intervistato oltre mille persone nei primi giorni», dice Colombo. Che analizza: «È significativo che le percentuali più alte di adesioni a modelli antisemiti si registrano nelle fasce di studenti con votazioni più basse alla maturità o che leggono meno libri. Ciò significa che la scuola e l’istruzione più in generale possono fare molto per combattere alcuni tipi di pregiudizi».