Michela Tamburrino
Scoppia il caso Corsini dopo l’inaugurazione della kermesse di Atreju, la tradizionale manifestazione di Fratelli d’Italia.
Sul palco della festa, a moderare il primo incontro che vede avvicendarsi numerosi ospiti, c’è il direttore dell’Approfondimento Rai, Paolo Corsini. Il dibattito si anima e si dice quel che non si dovrebbe, con Corsini che in alcuni interventi, introduttivi e di raccordo, attacca la leader Dem Elly Schlein senza mai nominarla («persone che pensano più ai vestiti che al confronto»), rivendica la militanza politica («Come sta il nostro partito?»), plaude al ritrovato orgoglio italiano. Apriti cielo. I primi ad intervenire sono proprio gli organismi sindacali interni alla Rai.
I componenti del Cdr di Approfondimento, si sono uniti all’Usigrai nell’appello all’azienda affinché sia tutelata l’autonomia e l’indipendenza dell’informazione del servizio pubblico. «Le parole di Corsini sono lesive dell’autonomia di tutti i giornalisti da lui diretti… Il Cdr vigilerà affinché non ci sia alcuna influenza della politica sul lavoro giornalistico». Perché appunto l’Usigrai si era interrogata sull’intervento di Atreju, chiedendosi se i vertici avessero o meno ritenuto opportuno che il direttore di uno dei generi Rai più importanti salisse su un palco politico.
Tace la neonata associazione Unirai, che dovrebbe rappresentare i giornalisti d’area governativa. E proprio loro sembra che già oggi compiano il salto di qualità costituendosi in sindacato, dopo le innumerevoli assicurazioni di non generare un’associazione contro. L’opposizione va all’attacco quasi compatta. Debora Serracchiani della segreteria Pd: «Non si è visto mai un alto dirigente Rai intervenire in una festa di partito come militante e attaccare il leader dell’opposizione». Insorgono anche i rappresentanti M5S in Commissione di Vigilanza Rai. «Nessuna nuova scoperta ma sentire dalla viva voce del direttore Corsini definirsi “militante” e parlare di ritoccato orgoglio alla Festa di FdI, sorprende comunque. Dimentica il suo ruolo di primo piano nel servizio pubblico». S’interroga il responsabile dell’informazione Dem, Sandro Ruotolo: «Può un dirigente della Rai aprire la festa di partito e dire pubblicamente “Noi di Fratelli d’Italia?” La Rai ha sospeso il programma sulla mafia di Roberto Saviano perché lo scrittore aveva criticato Salvini. Vorremmo che lo stesso trattamento fosse usato per Corsini».
La presidente Marinella Soldi attacca: «Credo che un giornalista debba garantire, sempre, un atteggiamento equidistante a prescindere dal contesto in cui opera». È l’ad della Rai, Roberto Sergio a mettere un punto fermo sulle tante domande: «Non ho ritenuto opportuno convocare il direttore Corsini ma ho chiesto una relazione e il video integrale dei suoi interventi alla convention. Dunque, a valle di quello che vedrò, deciderò il da farsi. Così mi sono sempre regolato e non ho intenzione di agire altrimenti. Ci sono verifiche da compiere e prima non voglio assumere atteggiamenti diversi da quelli che si devono tenere».
In piena bufera, il direttore Corsini parlando con questo giornale respinge con forza ogni addebito: «Ero solo chiamato a raccordare i vari interventi come deve fare un moderatore. Non ho espresso alcun giudizio mio e alcun pensiero politico. Ho parlato di “mio territorio” perché eravamo a Roma, nel Lazio e a quello mi riferivo. Non ho mai inteso offendere Elly Schlein ma dovevo tenere conto dell’intervento appena concluso che era su di lei. Io ero lì dopo aver ottenuto l’autorizzazione da parte della Rai. Chi ha estrapolato alcune frasi fuori dal contesto lo ha fatto artatamente». E ancora: «Sono stato anche io militante ma non ho detto di che cosa e per anagrafe non potrei esserlo stato di Fratelli d’Italia. Sono stato scout, militare e sempre vicino a un’idea di volontariato e di servizio che ho rivisto negli occhi di questi ragazzi che mi hanno commosso».