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26 Aprile 2024La maggioranza comunale ha una cultura politica di parte
26 Aprile 2024di Franco Camarlinghi
Che fare? Tranquilli, niente a che vedere con l’opera più famosa di Lenin: l’interrogativo solo per segnalare il momento attuale di Matteo Renzi il quale, senza ombra di dubbio, non è un fanatico rivoluzionario come il padre della fu patria del socialismo reale. Il suo che fare non riguarda la presa del Palazzo d’inverno, assai più modestamente si tratta della decisione di candidarsi o meno alle Europee del prossimo giugno. Renzi ha perso occasioni importanti nella sua spavalda carriera politica, meglio ancora ha lasciato per strada quasi tutti i voti che per l’appunto aveva conquistato alle elezioni per il Parlamento europeo nel lontano 2014.
Malgrado tutto, non ha perso capacità di manovra politica e, con l’accordo per la lista con Emma Bonino, ha fatto un passo avanti, ma ora potrebbe convenirgli di farne due indietro (tanto per restare nelle citazioni leniniste). Potrebbe convenirgli di non mettersi in lista, per non essere costretto a lasciare la scena italiana per quella di Strasburgo. Perché tale scelta? Il primo motivo è che il gioco politico di cui è capace, si può svolgere meglio in Italia: in Europa, senza un ruolo di vertice istituzionale, le capacità di movimento sarebbero certamente minori. C’è un altro punto che salta agli occhi e che può essere considerato ancora incerto, ma comunque significativo. Il voto in Basilicata vale nazionalmente in piccola misura, ma ha fatto risaltare uno spazio al centro decisivo per la vittoria, in quel caso, del centrodestra.
Per distrarsi un attimo con questioni più vicine, ma non meno interessanti: un’esperienza significativa Renzi la potrebbe fare nei dintorni di Palazzo Vecchio. Quanto la lista di Stefania Saccardi potrà essere decisiva per l’esito del voto fiorentino? Una memoria non solo residuale dell’ex sindaco si può supporre che abbia una propria consistenza, così come un’aspettativa riformista di elettori che possono trovare un riferimento autonomo in una personalità come quella della Saccardi. Torniamo a una scena nazionale: le contraddizioni nella sinistra sono quello che sono e vanno trattate a parte, ma non meno rilevanti possono essere quelle che si agitano nella destra di Giorgia Meloni. Contraddizioni che potrebbero esaltarsi in primo luogo con i risultati del 9 giugno (aprendo un tunnel politico finale per Matteo Salvini) e poi con qualcosa che è esploso con gli avvenimenti di questo anniversario della Liberazione.
Si può discutere su quanto tasso di antifascismo sia necessario per essere degni della Resistenza e della Costituzione, si può per tale motivo criticare quanto si vuole, ma non è questo il problema di fondo per Meloni. Il problema sono i tanti meloniani, vecchi o recenti che siano, che manifestano un’incapacità e un’insipienza che… altro che nostalgia. Allo stato dell’arte un’alternativa a sinistra non c’è, ma le contraddizioni nello schieramento di governo e una relativa classe dirigente che non è all’altezza possono aprire varchi di tattica politica e portare a situazione di crisi oggi impreviste, ma domani chissà… È l’acqua in cui nuota bene Renzi. Cosa sceglierà lo vedremo: spesso intuisce dove va il vento della politica, e a Strasburgo non soffia lo stesso piacevole ponentino di piazza Navona.
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