Lo scrittore sarà domani alle 18,30 a Giunti Odeon ospite de “ La Città dei lettori” con il suo nuovo libro “ Gli incantatori”
di Giampaolo Simi
Il grande nulla” ce l’ho in edizione economica, anno 1992.
Sotto il nome di James Ellroy in rilievo argentato, la scritta rossa “thriller”. Era l’altro secolo, se scrivevi di morti ammazzati finivi in certi scaffali e chiasso finito.
Quattrocento pagine di righe fitte a corpo tipografico minuscolo non rendevano giustizia alla monumentalità de “Il grande nulla”. E vogliamo parlare dell’etichetta di “thriller”? L’incipit era su un violento acquazzone durante la notte di Capodanno del 1950. E tanti saluti a un guru del poliziesco come Elmore Leonard, che diffidava dal cominciare un romanzo d’azione con questioni meteorologiche. A seguire, un resoconto quasi burocratico di incidenti stradali, risse, scherzi finiti male. E poi? Venti pagine di poliziotti che discutono di carriere, accordi sottobanco, mazzette, agenti provocatori e sindacalisti rossi da randellare. E il lettore lì, come un ospite davanti al buttafuori di una prosa esatta, scorbutica e lussureggiante. Altro che i metodi da buttadentro piacioni insegnati oggi per “ingaggiare il lettore”.
A questo qui, mi dicevo, di ingaggiarmi non gliene fregava nulla. Non mi apriva un menu di emozioni riscaldate, non prometteva niente se non un Inferno dantesco in cui ogni personaggio viveva avvinghiato a un dèmone. Talvolta ostentato: potere, soldi, successo. Talvolta nascosto: sesso, droga, alcol.
Ci ho messo un po’ a decodificare il fascino della potente quadrilogia losangelina che portò Ellroy al successo planetario (gli altri sono “Dalia Nera”, “L.A. Confidential”, “White Jazz”). In fondo è un classico viaggio agli inferi. Ma, qui sta il punto, non è una discesa a senso unico nel regno dei morti o nei bassifondi. La traiettoria rimane in piano, anzi, casomai sale verso le alture di Beverly Hills. Idannati di Ellroy sono tutti vivi (be’, almeno all’inizio della storia) e, soprattutto, vitali. Perché, altro punto di forza, tanta decadenza da basso impero suggerirebbe una società al crepuscolo degna di un Roth (Joseph, quello de “La Cripta dei Cappuccini”). E invece siamo nell’America che ha appena vinto una guerra mondiale, al suo culmine come potenza guida dell’Occidente. In due parole, l’inferno vero è in prima classe e il diavolo in persona guida la locomotiva.
Last but not least, Ellroy misquadernava davanti un poliziesco che fondeva i dettagli del realismo e il respiro dell’epica.
Rispolverando (pure troppo) tutta la mitografia statunitense che va dagli Studios di Hollywood a Dealey Plaza, ma dando grandezza tragica a picchiatori, sbirri, ricattatori e giornalistucoli meno attraenti di Marilyn e Jack Kennedy, ma non meno dannati, anzi.
Ne “Il grande nulla” ce n’è uno chiamato Danny Upshaw.
Poliziotto giovane, preparato, ambizioso. Si lancia sulle tracce di un serial killer che sceglie le sue vittime fra i gay. Ma la sua ossessione vera non è trovare l’assassino, quanto esorcizzare la propria, di omosessualità, inaccettabile per l’epoca e per l’ambiente. Quando si ritrova scoperto e sotto ricatto, si taglia la gola: il suo ultimo pensiero è che spararsi in bocca avrebbe suscitato qualche sghignazzo. In quei momenti fissi il bianco della pagina di fine capitolo e capisci di essere di fronte a uno scrittore gigantesco, capace di traguardare l’animo umano come Flaubert o Dostoevskij.
E quindi poco importa se Ellroy non ha inventato niente. Ha raccolto l’eredità di Dashiell Hammett, ex agente provocatore e padre del noir americano, morto in miseria perché diventato comunista, l’unico peccato per cui nell’America degli anni ’50 cara a Ellroy non era prevista redenzione.
Poco importa se, con gli anni, il corto circuito dell’autofiction ha reso lo scrittore Ellroy un corollario del personaggio Ellroy. E pazienza se la sua prosa è diventata spoglia, monodica, atomizzata. Tanti inneggiano a uno stile consolidato e meno convenzionale. A me piaceva di più quando si perdeva in qualche descrizione quasi ottocentesca. Ci sentivo tutto l’oscuro amore che provava per la sua dannata città degli angeli.