Maestro di Griselda
12 Giugno 2024A manuscript by Teofilo Gallaccini in the Siena municipal library
13 Giugno 2024di Pierluigi Piccini
Ma era proprio necessario che nello stesso giorno si presentasse il progetto per il Santa Maria della Scala e da parte di Opera l’acquisizione del Palazzo delle Papesse. La seconda vicenda ha messo in ombra la prima. O se proprio non in ombra almeno ha ridimensionato il lavoro sull’Antico Ospedale di Siena. Non credo che sia causale e allora perché? La più semplice e la più evidente è che ci sia una competizione in atto tra le due strutture. Competizione più che tra strutture, leggendo i programmi è tra gallerie e i circuiti museali appartenenti a soggetti diversi. Competizione che segna anche l’ingresso massiccio della galleria Continua a Siena. Non molto tempo fa sia le Papesse che il Santa Maria erano strutture pubbliche con tutto quello che significa il pubblico nell’arte in termini di libertà nella ricerca, qualità, formazione e sulla costruzione di un modello di città. Così come, da non trascurare, il sano confronto tra le politiche culturali di matrice istituzionale con quelle a indirizzo commerciale. Oggi la partita, leggendo il programma presentato dal presidente della Fondazione Santa Maria della Scala Leone, su cui torneremo, è quasi del tutto ostaggio delle gallerie private. Passino pure le Papesse anche se leggendo le loro proposte espositivi ci si aspettava di più e di meglio, ma probabilmente a pesare nelle scelte gestionali da parte di Opera hanno inciso, quasi totalmente, la quantità dei visitatori. Parametro che sta diventando l’unico metro di misura sul “successo” o meno delle strutture culturali, passando in breve tempo dalla valorizzazione del patrimonio alla redditualità che lo stesso produce. In questo la sinistra è stata la grande precorritrice da ultimo, ma non l’ultimo Franceschini che misura il successo di un museo dai biglietti staccati, come ci disse in un incontro pubblico a Siena. In tutto questo l’aspetto che stupisce è l’atteggiamento del Comune e del sindaco Fabio che non sembra porsi neppure il problema di come indirizzare la politica culturale del Comune. Accontentandosi, bontà sua, degli incontri del venerdì e scambiando la cultura con la didattica. Tra l’altro con una inversione di responsabilità tra presidente della Fondazione e Consiglio comunale non è il nominato che sottopone al Consiglio comunale gli indirizzi gestionali del Santa Maria, ma viceversa; il tutto al momento delle nomine come previsto dallo statuto della Fondazione. Sono consapevole che il mio intervento sarà giudicato vecchio, fuori moda, ma continuo a dire che una città non può fare a meno di una politica culturale pubblica di qualità a sostegno della formazione, della ricerca che contribuisca alla costruzione di modelli di città che abbiano come punto di riferimento i cittadini che la abitano e la vivono quotidianamente. Anche da qui passa la qualità della vita.