Ernesto Ferrara
Pisa— «Ma avete presente che senza liste civiche oggi in Toscana non governeremmo da nessuna parte? » . The freddo e torta alle fragole, sui tavoli del vecchio chalet sull’Arno di Pisa. Giacche di lino, tacchi alti, 200 persone, il sole del tramonto che illumina un palco col “partito” dei 7 sindaci di capoluogo del centrodestra toscani che nel bel mezzo della battaglia dei ballottaggi a sorpresa cominciano la marcia per tentare la spallata alla vecchia Regione rossa nel 2025. Spiazzando anche i loro stessi partiti. Perchè questo è un assalto civico: « Ad aspettare i tavoli e le mosse dei partiti si riconsegna di nuovo la Toscana al Pd» si mormora tra i tavoli dell’iniziativa che si chiama proprio “rete civica toscana”. Gli strateghi hanno fatto i conti, teorizzano che senza un civismo che peschi a sinistra la destra non possa mai bastare. Si passano un foglietto coi numeri: il 19,7% nel 2023 delle liste civiche di Michele Conti a Pisa, il 19,3% di Francesco Persiani a Massa, il 17 di Vivarelli Colonna a Grosseto, il 14,5% di Alessandro Ghinelli ad Arezzo, il 9% di Nicoletta Fabio a Siena l’anno scorso, l’11% di Mario Pardini a L- ucca il clamoroso 22,9% di Alessandro Tomasi a Pistoia l’anno prima, il 17 solo con la lista “Ale sindaco”. Tutti voti rubati di là. Chissà se poi i dati delle amministrative saranno replicabili alle regionali. Intanto Tomasi la scalata l’ha già cominciata, la platea organizzata ieri da Conti guarda lui, spinge candidato governatore il sindaco di Pistoia cresciuto nei giovani di An a cui il babbo di sinistra voleva strappare la tessera: « È presto per il candidato dai. Io mi auguro ce ne siano 10 e si possa scegliere » prende tempo sornione Tomasi. Ha fiutato l’aria, che in uno schieramento abituato ai ritmi paludati e alle decisioni prese a Roma con una roba del genere si fa subito elettrica. I partiti rischiano di perdere eletti dalle civiche, del resto: « Tomasi candidato? Non c’è solo lui. E servono i partiti» stoppa tutto il coordinatore regionale di Forza Italia Marco Stella, che guarda da lontano questa Leopoldina del centrodestra. Anche il consigliere regionale di Fdi Diego Petrucci arriccia il naso: « Il civismo invocato da chi è stato eletto con le tessere in tasca non funziona. Poi certo che il civismo ha un valore ma la tempistica di questa iniziativa è sbagliata. Serve una vera conferenza programmatica della destra in questa regione » . «Sono liste civiche che hanno scelto di sostenere il centrodestra non sono certo contro» getta acqua sul fuoco il coordinatore leghista Luca Baroncini. Ma sono comunque scintille, sembra quasi il Pd. « Gli faccio fare pace a breve» promette da Roma Giovani Donzelli, il colonnello diGiorgia Meloni che tutto sorveglia.
Sul palco accanto ai sindaci salgono i capi delle loro liste civiche che chiedono di «allargare, allargare, allargare », in platea arrivano esponenti civici di mezza Toscana, primi cittadini neo eletti come Paolo Mori, il fiorentino Lorenzo Bosi, Giovanni Bellosi da Scandicci. Sorpresa da Carrara, spuntano due vecchi comunisti: Andrea Vannucci e Massimiliano Bernardi: « Veniamo da sinistra ma qui serve un sindaco della Toscana ». Cioè Tomasi, affiatato e sempre in linea con il socio Conti: « Facciamo come i nostri fiumi, prendiamo da destra e sinistra e cambiamo la Toscana» fa il pisano. «Non abbiamo più tabù a sinistra, parliamo di sociale e di comunità energetiche» rivendica il pistoiese. Si affaccia Ghinelli malignetto da dietro: « E poi menomale loro ricandidano Giani » . Pure il governatore sta lavorando alla sua civica, ritiene possa valere il 10%.