l’intervista
Michel Onfray
Michel Onfray guarda stupefatto, allibito, i risultati che nella notte e in prima mattinata si sono delineati. Marine Le Pen sconfitta, la sinistra primo blocco all’Assemblée, i macroniani risorti, secondi, con la possibilità in qualche modo di ricreare una maggioranza centrista, per quanto raffazzonata. Per il filosofo della destra francese, il fustigatore del globalismo, delle élite sovranazionali, è quasi un trauma, una sconfitta personale.
Il risultato del Rassemblement è molto sotto le aspettative. Perché?
«È semplicemente inaspettato: nessun sondaggista, nessun politologo, nessun editorialista lo aveva immaginato. Da anni, il Rassemblement National è demonizzato dai rappresentanti del sistema di Maastricht di destra e di sinistra che coprono un ampio spettro e costituiscono un Partito Unico che si è completamente mobilitato contro il RN. Tuttavia, ogni partito unico al potere designa un regime che ha rotto con la democrazia…».
Comunque Le Pen ha perso. Si può dire che Macron ha vinto la sua scommessa?
«No. L’ha persa, perché questa assemblea nazionale risulta ingovernabile: non ha nessuna maggioranza. Jean-Luc Mélenchon si è presentato come il capo naturale del prossimo governo; è lontano dall’essere stato nominato dal capo dello Stato! Emmanuel Macron dovrà sopportare una coabitazione: con chi? Tutti i partiti vogliono che sia uno dei loro: gli Ecologisti, i Socialisti, i Repubblicani, oppure, più discretamente, socialisti che hanno rifiutato l’associazione con il NFP, come Manuel Valls o Bernard Cazeneuve, due dei precedenti primi ministri di Hollande. Dovrà affrontare una coabitazione che lo travolgerà. Si prevedono combattimenti sanguinosi! A meno che non nomini un primo ministro più compatibile con lui, cioè incompatibile con il NFP. Un esempio del caos in arrivo: la France Insoumise vuole abolire la riforma delle pensioni, se uno dei loro è a Matignon e propone questa legge, i macroniani voteranno contro, anche i Repubblicani, lo stesso il Rn, in totale, non sarà possibile. Lo stesso vale per i trasporti gratuiti. E così via».
Si può ipotizzare la possibilità di un governo o no?
«Impossibile… Il 49.3 e i decreti non potranno sostituirsi completamente all’esercizio della democrazia e al normale funzionamento del parlamento. Costituzionalmente, il presidente della Repubblica non può sciogliere l’assemblea prima di un anno. Quindi, ci sarà almeno un anno di caos certo».
Quanto è cambiata la Francia? Quali sono le paure, le speranze che hanno spinto i francesi verso i populisti di destra e sinistra?
«Dal 1992, con il trattato di Maastricht, la Francia ha rinunciato alla sua sovranità e segue la politica liberale dello Stato maastrichtiano. Il popolo è sistematicamente il capro espiatorio di questi maastrichtiani di destra e di sinistra: viene insultato, disprezzato, infangato, vilipeso, indottrinato, poi colpito, picchiato, percosso, poi evitato, contravvenuto, poi, con questa politica maastrichtiana, impoverito, indebolito, umiliato, degradato, svalutato, abbassato. Il voto per il Rn è il voto di coloro che non possono più sopportare di essere le vittime di questa politica forte con i forti e debole con i deboli».
È una Francia razzista che ha votato a destra? Non è la paura, per non dire l’odio, per le minoranze, i neri, gli arabi, il vero collante?
«No, è una Francia che lavora e vorrebbe vivere del proprio onesto lavoro. Una Francia che non manifesta nelle strade, non dà fuoco ai cassonetti, non distrugge le fermate degli autobus, non saccheggia le banche o i McDonald’s. Una Francia che versa contributi e paga tasse, imposte dirette e indirette e che vede le sue contribuzioni indirizzate prioritariamente verso la miseria del mondo, i bisogni dei paesi europei più poveri e le guerre planetarie. Una Francia che non ne può più di vedere la propria polizia umiliata e i delinquenti pavoneggiarsi. Una Francia che non ne può più di dover strisciare per attraversare i territori persi della repubblica in pieno giorno. Una Francia che desidera beneficiare di quel diritto umano dimenticato che è la sicurezza, un diritto che si trova sia nella dichiarazione dei diritti dell’uomo che in quella della Cedu e che il Nfp considera come un diritto… di estrema destra!».
Tutta colpa delle élite?
«Le élite hanno effettivamente sostenuto in gran parte questo progetto per decenni, a lungo attraverso i media sovvenzionati dallo Stato. Queste elezioni hanno appena dato vita al loro mostro…».
Oppure è tutto l’Occidente che sta cambiando, pressato dal nuovo mondo che avanza, il famoso Global South?
«È ciò che sta accadendo alla Francia da anni, poiché è governata da nani, diciamolo chiaramente, dal dopo De Gaulle, era previsto… La Francia è in corso di disintegrazione, da anni. Niente di nuovo sotto il sole».