La prima scelta sarebbe stata Edoardo Rixi, viceministro leghista alle Infrastrutture, candidato in pectore già nel 2015 prima di essere azzoppato dall’indagine sulle “spese pazze” (finita in un’assoluzione definitiva) e dover lasciare il posto a Toti. Rixi però si è tirato fuori da subito, poco entusiasta di mollare il governo per imbarcarsi in una sfida tutt’altro che vinta. Così il nome che prende quota, suggerito in particolare da Fratelli d’Italia, è quello di Ilaria Cavo, deputata di Noi Moderati, ex giornalista Mediaset e creatura politica totiana (è stata assessora in entrambe le sue giunte prima del salto alla Camera). Cavo è stata lambita dall’inchiesta come presunta beneficiaria dei pacchetti di voti chiesti da Toti (in cambio di posti di lavoro) ai referenti della comunità nissena del quartiere genovese di Certosa. Ma il suo nome è uscito più o meno indenne dallo scandalo, perché da alcuni messaggi e dialoghi intercettati risulta che abbia rifiutato accordi con i Testa. La candidatura dell’ex giornalista, peraltro, libererebbe il seggio assegnato dal collegio uninominale di Genova Ponente, che verrebbe chiamato a elezioni suppletive a cui potrebbe (in teoria) presentarsi lo stesso Toti. Ma l’eventualità è considerata improbabile, perché si tratta di un territorio molto in bilico (Cavo vinse per poche migliaia di voti). L’ex governatore, intanto, approfitta della libertà per mandare messaggi al Parlamento, a cui sembra chiedere uno “scudo” contro nuove offensive giudiziarie: “Quello che è accaduto in questi tre mesi è un processo alla politica. I magistrati interpretano le leggi, ma la politica quelle leggi le fa. Ho fiducia in chi crede nella democrazia liberale e spero colga queste vicende come un definitivo campanello che suona per ricordare l’inerzia di troppi anni”, ha scritto sui social.