L’austerità e i limiti del piano Draghi
10 Ottobre 2024Visibilia sbugiarda la linea Santanchè sulla truffa Covid
10 Ottobre 2024IL SOVRANISTA MAGIARO DIVIDE LA MAGGIORANZA
FdI prende le distanze ma la settimana prossima Ecr, Patrioti e Ppe provano a rilanciare il dialogo a Dubrovnik sui temi della famiglia
Roma
Visti dall’Italia, il pirotecnico one man show del premier ungherese Viktor Orban all’Europarlamento e le sue scintille con le sinistre europee e col Ppe sono come uno di quei film con scene imbarazzanti a cui tutti hanno assistito, ma che pochi vogliono commentare. A iniziare dalla presidente del Consiglio, che del leader di Fidesz è buona amica, con punti di vista comuni (ad esempio sul contrasto all’immigrazione irregolare e al blocco delle forze progressiste) ma con famiglie politiche ben distinte (i Patrioti per Orban, Ecr per Meloni) e non in totale sintonia su altri dossier cruciali. Il filoputinismo, soprattutto, non è di casa in Fratelli d’Italia, come ribadisce esplicitamente, da Strasburgo, lo stesso copresidente dei Conservatori e riformisti europei, Nicola Procaccini, prendendo la parola in assemblea. Da Roma, invece, la premier non commenta. Preferisce concentrarsi sull’imminente visita di Volodymyr Zelensky, che oggi farà tappa nella Capitale per incontrarla. Rinviato (anche per il cambio di agenda del presidente Usa Joe Biden) il vertice sull’Ucraina in programma per sabato nella base americana a Ramstein in Germania, Zelensky ha ripreso il proprio tour europeo. Ieri era in Croazia e oggi, come detto, atterrerà a Roma, dove in serata dovrebbe vedere Meloni per una cena a Villa Doria Pamphili. Domani poi sarà ricevuto in udienza da papa Francesco in Vaticano, per poi proseguire verso Berlino. Secondo voci raccolte dall’agenzia Bloomberg, il presidente ucraino potrebbe essere pronto ad adottare un approccio più flessibile nell’esaminare i modi per chiudere il conflitto, escludendo però “contrattazioni” sul territorio del proprio Paese. Il passaggio da Roma potrebbe dunque rivelarsi utile a costruire lo scenario dei prossimi mesi. E così Meloni (che ieri sera ha visto a Palazzo Chigi il ministro della Difesa Guido Crosetto) ha preferito restare concentrata sul dossier, mettendo da parte per ora i possibili risvolti delle tensioni innescate da Orban all’Eurocamera.
Fra le altre componenti del centrodestra, è Forza Italia a vivere con forte malessere la situazione, in quanto parte viva di quel Ppe che – con Manfred Weber – è fra i più acerrimi avversari politici della spavalderia orbaniana. Diametralmente opposta invece è la posizione della Lega, che insieme a Fidesz milita con convinzione nei Patrioti ed ha appena ospitato Orban all’annuale raduno di Pontida: «Gli alleati della Lega in Europa sono i primi partiti in tanti Paesi europei – argomenta il vicepremier Matteo Salvini -. E allora non saranno mica tutti neonazisti, neofascisti, razzisti o estremisti. Abbiamo solo un’idea diversa di Europa e di Italia e di futuro rispetto alla sinistra».
Al netto delle dichiarazioni ufficiali, comunque, ancora una volta la differente visione di Europa marca la distanza fra le tre forze italiane di governo, che tuttavia – va detto – non disdegnano di colmarla su altre questioni. La prossima occasione arriverà fra pochi giorni, fra il 18 e il 20 ottobre, durante un incontro sulle politiche familiari organizzato da Ecr nella città croata di Dubrovnik. Fra gli speaker sono attesi infatti non solo la ministra italiana per la famiglia Eugenia Roccella, ma anche vari esponenti di FdI, Forza Italia e Lega. Insieme a loro, l’ex primo ministro polacco Mateusz Morawiecki (il cui nome gira come successore di Meloni, qualora dovesse lasciare la presidenza di Ecr) e l’ungherese Kinga Gal, esponente di Fidesz. «Forse è la prima volta che come speaker saranno presenti esponenti di Lega e FI, ma c’è sempre una prima volta», constata il deputato di FdI Antonio Giordano, segretario generale di Ecr. Poi aggiunge: «Ci saranno figure del Ppe ma anche dei Patrioti», perché «sul tema della famiglia è facile sincronizzare le agende». Insomma, conclude Giordano, «le nostre porte sono aperte».