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23 Ottobre 2024La cambiale Due anni di governo Meloni visti dal punto di vista delle politiche economiche, industriali e sociali. E del rapporto con i giornalisti tra una conferenza stampa che salta e una video-auto-narrazione. Sanità, lavoro, Pil o università: il difficile rapporto tra i dati, la politica e la propaganda. A partire dall’analisi delle 59 diapositive del governo
Doveva essere una festa, sono rimaste le slide. Peccato non avere visto la conferenza stampa dove ieri Giorgia Meloni intendeva presentare una legge di bilancio che ancora non aveva assunto la forma di un testo. Meloni voleva festeggiare due anni di governo mostrando 59 slides di «record storici» . L’incontro avrebbe avuto quel sapore un po’ vintage alla Renzi. Ce lo ricordiamo ancora a palazzo Chigi quando, in camicia bianca d’ordinanza, presentava un magico mondo dei numeretti. Da allora la storia è cambiata, la propaganda è rimasta la stessa.
Meloni ama il tailleur ma non le conferenze stampa con le domande dei giornalisti. Tremenda fu quella a Cutro. Se un bilancio di questo governo bisogna farlo, ecco ripartiamo da qui. «Colleghi, non è professionale!» disse l’allora portavoce Sechi, oggi direttore di giornali protagonista di talk show. Quei giornalisti in realtà facevano il loro mestiere. E il governo baccagliava.
È accaduto di nuovo, senza tutta quella enfasi, con il ministro dell’Economia Giorgetti la settimana scorsa. Si stavano presentando gli annunci sulla legge di bilancio. Ancora ieri non esisteva in forma di testo. Giorgetti non ha saputo rispondere a chi tra i giornalisti ha riscontrato la differenza tra gli annunci del governo e la realtà sui fondi della sanità (900 milioni per il 2025 e non 3,2). Salvo poi fare una precisazione con una nota ufficiale dopo l’incontro. E aumentare il caos.
Insomma, i fondi alla sanità sono di più o di meno? Giorgetti in quella conferenza stampa ha ammesso: «Manteniamo invariata la percentuale rispetto al Pil». Per il 2025 lo stanziamento complessivo è del 6,3% del Pil. Ma allora come si arriva ai fantastiliardi vantati ieri nella slide 39 dal governo? Sommando i fondi di provvedimenti precedenti. Sta qui, forse, l’origine della confusione. I dati sono politica e manipolazione.
Forse c’è un modo per capire dov’è la verità. Il vero «record» della Sanità sta nella rinuncia alle cure avvenuto nel 2023. Secondo il rapporto civico sulla salute pubblicato ieri da Cittadinanzattiva per fare una visita oculistica ci vogliono in media 468 giorni, 480 ne passano per fare un controllo oncologico, 526 per un ecodoppler. Ben 4,5 milioni di persone hanno rinunciato alle cure. Questo significa che non basta stanziare i fondi, sempre ammesso che ci siano. Il problema è affrontare i problemi devastanti creati dall’aziendalizzazione della sanità e dal sottodimensionamento del personale. In effetti questi su questi record è meglio tacere.
Nel video rivolto ai cittadini «La» presidente del consiglio Meloni che desidera essere chiamata al maschile – curiosità trans-gender di un governo più che sensibile agli spauracchi dell’estrema destra sul «gender» – ha risnocciolato il rosario dei «suoi» successi economici. Proprio ieri è arrivata la smentita. Per il Fondo Monetario Internazionale il Pil aumenterà dello 0,7% nel 2024. Per Confindustria dello 0,8%. Dunque non dell’1% sostenuto dal governo.
Nella slide 5 Meloni & Co. hanno ribadito che, nel 2023, il Pil italiano è stato «il più alto della media Ue». Non è vero, l’Istat l’ha rivisto al ribasso allo 0,7%. Quello spagnolo è stato del 2,7%, il Portogallo è cresciuto del 2,2%, la Grecia anche. Giusto per restare nel girone mediterraneo.
«Record occupazione». Di questo si parla nella terza slide: ottocentomila occupati in più a tempo indeterminato. In realtà è la somma di due anni di occupazione. Non si dice che questo è un record di occupazione povera, con salari bassi. Il rapporto annuale Istat 2024 conferma che il tasso di occupazione in Italia resta il più basso d’Europa (62,3%), meno 15 punti medi rispetto alla Germania, meno 6% della Francia e 3% della Spagna.
Capolavoro di faziosità è la slide 17 dove si parla del record del tasso di occupazione femminile (53,5%). Non si dice che questo tasso risente dell’aumento del lavoro part time tra le donne: quattro volte superiore agli uomini. Non si dice nemmeno che l’Italia ha il record di lavoro part-time involontario (si è costretti a lavorare di meno). Secondo l’Istat nel 2022 era del 57,9%, in Francia è meno della metà. Nel 2023 oltre la metà di questi lavoratori ha detto che vorrebbe lavorare di più: 9 su 10 sono nel Sud.
Tra i propri «meriti» il governo Meloni rivendica l’«eliminazione» del «reddito di cittadinanza» (slide 4). Non dice che nel 2023 c’è stato un record della povertà assoluta (5,7 milioni) e che il prossimo anno sarà peggio. Tanto meno si sofferma sugli effetti del taglio di 1,1 miliardi di euro: 600 mila famiglie hanno perso il sussidio. La povertà è passata di moda. Come i 19 mesi consecutivi di calo della produzione industriale. Nella diapositiva 36 non c’è traccia. Eppure è un altro record.
Quanto a dare «più valore all’università e alla ricerca» che dire (slide 54)? Non si parla dei tagli al fondo per gli atenei. In un documento sul sito «Scienze in rete» 58 società scientifiche hanno denunciato il taglio di 173 milioni e la non assegnazione di 340. La denuncia sarà raccolta da un’assemblea alla Sapienza di Roma venerdì 25 dalle 14. C’è qualcuno che non vuole restare sul pianeta meloniano, prigioniero di una slide.