arcangelo rociola
Tredici luglio. La pallottola sparata a Butler, Pennsylvania, aveva appena sfiorato l’orecchio destro di Donald Trump. Il neopresidente degli Stati Uniti fa in tempo a rialzarsi e a pronunciare il suo “Fight! Fight!” quando Elon Musk decide di scoprire le carte. Di dare un sostegno convinto, pieno, incondizionato, al candidato repubblicano con un post su X, il suo social network. Un all-in spericolato per un uomo d’affari. Una scommessa al limite dell’azzardo. Cinque mesi dopo Musk quella scommessa l’ha vinta. Non si sa a che prezzo, in cambio di cosa o in previsione di quale ruolo. Ma Musk oggi ha vinto come ha vinto Trump. «È nata una stella: Elon», ha urlato Trump mentre rivendicava la sua vittoria. Ha chiamato subito in causa il suo più grande donatore. Aprendo a tesi, speculazioni, previsioni tutt’ora apertissime.
Durante la campagna elettorale Musk ha lasciato intendere che avrà un ruolo nel governo. Guiderà il “Doge”. Un nuovo dipartimento creato per lui: Department of Government and Efficiency. Un ministero dell’efficienza. Ruolo che dovrebbe consentirgli di tagliare le spese della «enorme burocrazia federale» accusata di «frenare l’America e il suo sviluppo». Musk ha affrontato anche la questione del budget: promette risparmi per 2.000 miliardi l’anno. Una cifra enorme. Che per molti si tradurrà in tagli alla sanità, alla difesa, al personale. Tagli, come quelli che è stato in grado di fare alle sue aziende nel momento del bisogno. Musk ragiona da amministratore di un azienda. E questo a Trump sembra piacere: «È un uomo speciale, un personaggio, un genio. E noi dobbiamo difendere i nostri geni, non ne abbiamo poi molti», ha detto di Musk. Che dovrebbe lavorare su settori chiave: intelligenza artificiale, esplorazioni spaziali, connettività, mobilità. In pratica tutti i settori in cui operano le aziende di Musk: XAi, SpaceX, Starlink e Tesla, unica quotata, non a caso in forte rialzo a Wall Street dopo l’elezione di Trump (+14%).
Musk opera in settori determinanti sia per la politica interna che quella estera degli Usa. L’Ai continua a promettere rivoluzioni e attrarre investimenti. La mobilità sostenibile rimarrà un tema centrale – anche se non è del tutto chiaro quanto piaccia a Trump. L’America di Trump promette di tornare grande anche attraverso le esplorazioni spaziali e alle ricchezze che potranno garantirle. Mentre le connessioni satellitari di Starlink portano la rete in scenari di guerra come l’Ucraina: Musk ha dato gratuitamente internet a Kiev e da quelle connessioni dipendono sia l’uso dei droni per attaccare la Russia. L’influenza di Musk potrebbe avere ramificazioni ovunque. Acquisendo un peso politico nella più grande democrazia al mondo come forse mai è accaduto nella storia. Ma cadendo nel conflitto di interessi più evidente che si ricordi.
Se qualche incertezza c’è sul suo contributo futuro, diverse certezze ci sono su quello che Musk ha rappresentato finora. Ha contribuito con 100 milioni di dollari all’America Pac, comitato a sostegno di Trump. Ha creato una lotteria da un milione di dollari per i firmatari di una petizione pro Trump e libertà di parola. In nome di questa libertà ha messo a disposizione dei repubblicani il suo social network, X, il fu Twitter comprato per 44 miliardi nel 2022. Ne ha fatto un megafono di propaganda. Ha diffuso ai suoi 200 milioni di follower migliaia di tweet a sostegno di Trump (circa 200 tweet solo nelle 24ore precedenti alle elezioni secondo il Financial Times). Ma soprattutto Musk ha fatto qualcosa di impensabile fino a qualche anno fa. Ha scardinato la tradizionale posizione filo progressista dei ricchissimi imprenditori della Silicon Valley. Ne ha messo a nudo le ipocrisie. Ne ha sovvertito le convinzioni. Ha contribuito a fare in modo che una buona parte di loro cambiasse orientamento politico. Imprenditori come Peter Thiel e Mark Pincus; venture capitalist come Marc Andreesen e Ben Horowitz. Jeff Bezos ha impedito al Washington Post di schierarsi per il candidato dem, interrompendo una tradizione storica. E che il vento stesse cambiando l’aveva intuito anche Mark Zuckerberg, che il mese scorso ha denunciato pressioni da parte di Joe Biden per arginare la disinformazione sul Covid-19, dicendosi pentito di averlo assecondato.
L’America cambia anche da questi dettagli. E nulla sarà più come prima. Nell’ultima sfilza di tweet, Musk in qualche modo riassume quello che sarà. Dopo la vittoria di Trump ha twittato: «Let that sink in» («stateci, adeguatevi», la stessa cosa che ha detto dopo aver comprato Twitter); poi «You are the media now» (Ora i media siete voi, rivendicando la vittoria della sua piattaforma sui media); e infine un razzo di SpaceX «The future is gonna be fantastic» («il futuro sarà fantastico»). Almeno in quello prossimo, per Musk non c’è dubbio che lo sarà.