TACCUINO
di Marcello Sorgi
Per carità, Musk poteva risparmiarsela la battuta sui giudici italiani. Un concetto del genere, visto il ruolo semi pubblico e quasi istituzionale che ricopre a fianco dell’appena rieletto Trump, non avrebbe potuto esternarlo nei confronti dei magistrati americani. E non perché Trump non pensi o dica le stesse cose, ma appunto vuol essere lui a dirle e non le lascia dire a nessun altra delle persone che ha vicino, perché presentarsi come una vittima delle toghe politicizzate fa parte della sua campagna elettorale permanente (e per inciso, da ieri anche la condanna ricevuta per i pagamenti a Stormy Daniels, tra le più pericolose delle donne del nuovo/vecchio Presidente, è tornata in forse).
Quel che colpisce – ma forse non va dimenticato che anche in Italia siamo in campagna elettorale – è la giornata intera di dibattito politico, da sinistra (naturalmente per attaccare Musk e difendere i magistrati) a destra (per difenderlo), compreso il suo portavoce italiano che ha ricordato come nel nostro Paese ci sia libertà d’opinione, garantita dalla Costituzione.
In realtà l’uscita a sorpresa del tycoon americano e trumpiano rivela che Musk, in tema di immigrazione clandestina, è più vicino a Salvini che a Meloni. E chissà che dietro il post di Mario Nawfal, la singolare figura di imprenditore, influencer aziendale e “citizen journalist” a cui Musk ha reagito con il suo commento, non ci sia uno “spin” italiano. In ogni caso, sui magistrati, sia quelli che hanno sospeso il trattenimento dei migranti in Albania, sia quelli che hanno chiesto per lui la condanna a 6 anni, il vicepremier leghista ha reagito senza limiti e senza preoccuparsi del ruolo istituzionale che ricopre. Mentre Meloni, che pure ha preso malissimo la seconda ondata di ordinanze dei giudici romani della sezione Immigrazione del Tribunale, lunedì ha taciuto, lasciando ai suoi due vice, che vi si sono dedicati con toni assai differenti, il compito di commentare l’operato della magistratura e il blocco, che ne è seguito, del nuovo Centro albanese di permanenza per migranti. E questo non perché non sia convinta che i magistrati avvertano le conseguenze politiche delle loro decisioni. Ma perché consapevole che il ruolo di presidente del Consiglio le impone, per quanto possibile, moderazione.