Santana – Black Magic Woman
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Aldo Tani
Siena Un po’ per scaramanzia, un po’ per l’emozione. Quando sul pannello è apparso l’esito delle elezioni per il rettore dell’università di Siena, Roberto Di Pietra non c’era. Si trovava a casa con la famiglia. Impossibile trattenere il respiro affannoso quando si è presentato in via Banchi di sotto. Al punto da non riuscire quasi a parlare. Come un atleta in fondo a una gara, perché in fin dei conti, la sua vittoria è arrivata al fotofinish. Sette i voti di distacco (416 a 409) dalla sfidante, Sonia Carmignani, che non è riuscita così a diventare la prima rettrice in quasi otto secoli di storia dell’ateneo.
Una sconfitta che va al di là di questo, perché a differenza dell’avversario, la docente di Diritto agrario si è presentata al rettorato in anticipo. Circondata da diversi colleghi, pronti a immortalare il momento che avrebbe visto l’ex pro-rettrice scalare l’ultimo gradino della scala universitaria. Invece, quando il decano ha dato il via libera allo scrutinio elettronico, l’atmosfera è cambiata di colpo e la sala si è svuotata rapidamente.
La comunità accademica, presente in massa alle urne (più dell’81% l’affluenza), ha scelto il professore di Economia aziendale. Figura certamente meno nota all’interno dell’ateneo, che forse alla vigilia, poteva essere il terzo incomodo. Invece, dopo aver retto l’impatto con il primo turno e aver posto fine alle speranze dell’esponente di Medicina, Francesco Dotta, Di Pietra è riuscito a spuntarla anche nel testa a testa. Difficile capire a chi siano andate le 207 preferenze raccolte da Dotta il 7 luglio. Considerato il risultato complessivo, è probabile che se le siano spartite. Rispetto alla prima tornata, il neo rettore ha guadagnato 136 voti, mentre Carmignani 108. L’epilogo della competizione ha confermato quanto visto in campagna elettorale: i toni sono sempre stati molto pacati e nessuno dei partecipanti ha attaccato un altro docente.
La nota stonata è che all’arrivo di Di Pietra l’accoglienza non è stata delle più trionfali: la mancata presenza iniziale del docente ha senza dubbio raffreddato l’ambiente. È mancato anche il saluto formale con Carmignani, mentre il rettore uscente Francesco Frati non ha saltato l’appuntamento. Il passaggio di consegne definitivo avverrà il primo novembre, ma l’attuale numero uno dell’ateneo ha posto l’accento sull’eredità che lascia al proprio successore: «Un’università sana, il cui livello è stato riconosciuto nella classifica del Censis. Ci sono grandi prospettive davanti e la partecipazione della comunità accademica, come si è visto anche da queste elezioni, può essere il punto di forza per ogni azione futura».
I passi in avanti di Di Pietra dovrebbero essere graduali. Nessuno dei candidati rappresentava uno fuoriprogramma rispetto al mandato di Frati. Qualche traccia però l’ha comunque data: «Abbiamo tanto bisogno di investire su un programma di crescita sulla didattica e sul piano della ricerca della sua qualità sul piano della terza missione e sul piano assistenziale e sanitario per l’area della biomedicina e medica che svolge un ruolo nell’ateneo particolarmente rilevante». Il neo-rettore, sciolta la tensione, ha trovato poi il tempo anche per un po’ di ironia. «Nel portare avanti il programma terrò fede al mio cognome. Lo farò con ostinazione, non a caso mi chiamo Di Pietra».
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