Aumentata l’indennità per 18 esponenti dell’esecutivo non eletti Norma anti-Renzi sui compensi da Stati non comunitari
ROMA — L’ultimo miglio della manovra consegna al Paese la traccia degli aumenti. Positivi per pochi. Anzi per pochissimi. Per gli 8 ministri e i 10 sottosegretari che avranno uno stipendio più alto. Per gli altri, invece, il risvolto è negativo: più tasse. L’anno prossimo per prendere l’aereo e viaggiare in autostrada si pagherà di più.
E così, per accontentare la maggioranza delusa dalla coperta corta dei fondi a disposizione, il governo è costretto a ricorrere ai rincari. Servono soldi per finanziare gli emendamenti entrano nel testo della manovra.
Il primo segnale a metà pomeriggio, quando i lavori della commissione Bilancio della Camera si fermano per la quarta volta. Gli emendamenti arrivano alla spicciolata. È in quel momento che spunta la norma per i pochissimi. I ministri e i sottosegretari che non sono parlamentari avranno lo stesso «trattamento economico complessivo», più alto rispetto ad oggi, deicolleghi che sono deputati e senatori. Lo stesso stipendio, insomma. Paga lo Stato: 1,3 milioni. Ma non è la sola novità. Lo stesso emendamento prevede che i componenti del governo, i parlamentari italiani e quelli eletti a Bruxelles, oltre ai presidenti di Regione, non potranno più svolgere incarichi retribuiti «in favore di soggetti pubblici o privati non avente sede legale o operativa nell’Unione europea ». Se il divieto verrà violato,il compenso dovrà essere versato al bilancio dello Stato: in caso di mancato pagamento scatta una multa «di importo pari al compenso percepito». È la cosiddetta norma “anti Renzi”, proposta nel 2023 dal leader dei 5 stelle, Giuseppe Conte, sulla scia delle polemiche per i compensi che il principe saudita Mohammad Bin Salman aveva riconosciuto all’ex premier e leader di Italia Viva. «Un emendamento dal vago sapore sovietico, così si legifera un esproprio ad personam», è la reazione affidata a fonti del partito. L’emendamento arriva in commissione. E scoppia la bagarre. Pd, M5s e Avs si oppongono e minacciano di bloccare i lavori. Passa qualche minuto e i relatori depositano un nuovo pacchetto di emendamenti. Dentro ci sono i rincari per i pedaggi autostradali e gli aerei, ma anche il prelievo sulle scommesse online. Di nuovo proteste. Intanto, alla Ragioneria, i tenici mettono a punto le modifiche a firma del governo.
Arriva una spinta alle scuole paritarie: la detrazione per le spese scolastiche private salirà da 800 a mille euro. Aumenta di 50 milioni anche il contributo che lo Stato concede sempre alle paritarie. Tra le novità anche il “Fondo dote famiglia”: 30 milioni per un contributo alle famiglie con un Isee fino a 15 mila euro per il rimborso delle spese sportive e ricreative dei figli tra i 6 e i 14 anni di età.
Ma il pacchetto delle modifiche del governo si annuncia corposo. Quando a Montecitorio l’orologio batte le undici di sera, al Mef si lavora ancora a un ritocco delle pensioni minime. Sotto esame anche la tassazione sulle criptovalute: nei giorni scorsi era emersa la volontà del governo di ridurre la portata dell’aumento, dal 26% al 42%, deciso proprio con la manovra. Aliquota ferma nel 2025, poi su, è la soluzione allo studio. Intanto arrivano i rincari. È la manovra che si aggrappa agli aumenti per provare a vedere la luce fuori dal Parlamento.