Il banchiere: “L’operazione deve creare valore”. Nuovo massimo storico per Mediobanca a 18,08 euro, ma Mps riduce lo sconto dell’offerta allo 0,5%
giuliano balestreri
MPer Unicredit è meglio un’Opa su Commerzbank che l’acquisizione di Banco Bpm. Se a decidere fossero gli investitori presenti alla Morgan Stanley european financials conference 2025 di Londra, non ci sarebbero dubbi: il 38% ritiene che l’acquisizione della banca tedesca sarebbe la miglior opzione di crescita non organica per il gruppo guidato da Andrea Orcel. Il 26%, invece, punta sulla fusione con Piazza Meda. L’amministratore delegato di Piazza Gae Aulenti, però, non ha fretta. Sul fronte del Banco aspetterà la decisione sul riconoscimento o meno del Danish comprimise, mentre in Germania i tempi saranno più lunghi: si potrà andare anche al 2027.
«Siamo stati abbastanza aperti a dire che – ha spiegato Orcel -, allo stesso modo in cui non facciamo qualcosa che distrugge il valore, facciamo qualcosa che aggiunge valore». Una premesse funzionale al passaggio del suo intervento sul Banco: «Alla fine del processo, guardando dove si trova il valore», se c’è ne è di più «non abbiamo escluso» un aumento dell’offerta. Al momento, però, considerando anche quanto detto nel recente passato, la via non sembra questa. Orcel aspetta la conclusione dell’offerta che il Banco ha lanciato su Anima: l’operazione è di fatto archiviata perché è stata raggiunta la soglia del 45% – indicata dalla banca come limite oltre il quale ritenere valida l’Opa -, ma il faro di Unicredit è rivolto alla presenza o meno del Danish Compromise, su cui la banca guidata da Giuseppe Castagna attende il disco verde della Bce. Castagna, da Londra, si è detto «molto sicuro che l’ok arriverà».
Per Orcel, però, è un aspetto cruciale: se lo si utilizza «la transazione» sulla Sgr «ha un ritorno sull’investimento superiore al 15% e consuma pochissimo capitale, poche centinaia di milioni di euro» ma «senza – avverte il ceo di Unicredit – il ritorno sull’investimento è dell’11% e consuma miliardi di capitale». Per cui, alla luce di questo aspetto, «quello che si acquista è molto meno capitalizzato di quello che si aveva all’inizio» e, «se succede, non è un elemento positivo, ma negativo». Tradotto: dopo la decisione della Bce, Orcel deciderà se aumentare o meno l’offerta. Il banchiere si aspetta l’autorizzazione delle autorità di regolamentazione «verso la fine di questo mese, inizio del prossimo» con il «periodo d’offerta che si svolgerà tra la prima settimana di giugno e l’inizio di luglio». E, comunque, è possibile rivedere i termini o, grazie al voto che Bpm ha ottenuto dai suoi azionisti su Anima, «ritirare del tutto l’operazione fino a due giorni prima della chiusura». Per cui «sarebbe totalmente irrazionale da parte nostra fare discorsi su cosa fare prima».
Per quanto riguarda Commerz, invece, «occorre avere pazienza», perché Orcel vuole attendere di avviare i colloquio con il nuovo esecutivo tedesco, ma ci «vorrà tempo». Anche perché, dopo l’ok della Bce a salire al 29,9%, ci sono altre autorizzazioni da attendere, tra cui quella dell’Antitrust tedesco. Motivo per cui Unicredit potrebbe aspettare fino al 2027 per decidere cosa fare e nel frattempo sfruttare le promesse del piano triennale messo in piedi dalla Orlopp, oppure vendere le opzioni in mano e restituire il capitale agli investitori.
Nel frattempo, a quasi due mesi dall’annuncio, si azzera lo sconto implicito nell’offerta di scambio di Mps su Mediobanca rispetto ai corsi di Borsa di Piazzetta Cuccia. Complice un report di Deutsche Bank, che ha alzato l’obiettivo di prezzo a 8,6 euro, il Monte ha recuperato il 2,5% a 7,82 euro, aggiornando i massimi dall’aumento di capitale del 2022. Sugli scudi anche Mediobanca che ha archiviato la seduta a 18,08 euro (+1,1%), nuovo massimo storico del titolo. La corsa di Siene ha spinto la rivalutazione dell’offerta: le 2,3 azioni proposte in cambio di un’azione Mediobanca valgono 17,99 euro euro a fronte dei 18,08. Lo sconto si è assottigliato allo 0,5%, l’equivalente di 74 milioni di euro.