Tra il 2018 e il 2022 per la Lega non sembra essere passato un giorno. Almeno per quanto riguarda la campagna elettorale. Dopo le notizie di stampa sui presunti contatti di Matteo Salvini con alti dirigenti dell’ambasciata russa e i sondaggi deludenti, il leader del Carroccio va sul sicuro e rispolvera i capisaldi delle sue campagne elettorali. Primi fra tutti l’immigrazione e la sicurezza.
Ieri il segretario della Lega si è fatto intervistare dai cronisti davanti alla stazione Centrale di Milano. L’appuntamento è stato organizzato dopo un «sopralluogo», come lo identifica anche la comunicazione del partito nell’agenda che viene spedita via WhatsApp ai giornalisti. L’obiettivo era, come Salvini ha spiegato più tardi sul suo profilo Facebook, «portare alla luce la ormai intollerabile situazione di degrado, come per tutte le stazioni del paese: risse, scippi, spaccio e violenze sono ormai all’ordine del giorno». La coda del post è velenosa: «Sarà un caso che oggi il comune ha deciso di ripulire l’area e cacciare qualche “bella presenza” proprio in occasione del nostro presidio?»
Il ricordo corre subito al 2020 quando, durante la campagna elettorale per le regionali in Emilia-Romagni, Salvini suonava il citofono di un palazzo bolognese per chiedere all’inquilino tunisino: «Ma lei spaccia?» La gip di Bologna che coordinava le indagini sullo spaccio in zona successivamente avrebbe certificato gli effetti controproducenti del siparietto di Salvini sull’avanzamento delle indagini.
L’EPISODIO MARCHIGIANO
Ma allora come oggi, la paura dell’immigrazione è uno dei cavalli su cui i leghisti puntano di più. Salvini, però, stavolta ha paura di esagerare. Come è successo a Riccardo Augusto Marchetti, commissario della Lega delle Marche. Subito dopo che il 39enne nigeriano Alika Ogorchukwu è stato ucciso in pieno giorno su una delle vie principali di Civitanova Marche da Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo, Marchetti ha diffuso un comunicato: «È vergognoso che nel pieno centro di una città turistica e molto frequentata come Civitanova Marche si assista a episodi del genere. Non appena torneremo al governo, stavolta insieme al centrodestra unito, metteremo subito in campo misure in grado di tutelare i cittadini e la loro incolumità».
Parole che sembrano più adatte a un disagio passeggero che a un omicidio barbaro ripreso con i cellulari da spettatori incredibilmente inermi. Più tardi, Marchetti ha tentato di giustificarsi dicendo di aver commentato facendo un riferimento a una notizia sbagliata diffusa nei primi momenti successivi all’episodio da un quotidiano. «All’inizio sembrava la solita lite tra stranieri. Chiaramente esprimo totale condanna per il gesto, lungi da me fare differenze. Non ci sono morti di serie A e di serie B» dice.
Resta il fatto che fino a sera, sul profilo Facebook di Marchetti e della Lega Marche, dove il primo comunicato è stato ampiamente diffuso, non si trovavano smentite o rettifiche.
Il conduttore di PiazzaPulita Corrado Formigli ha fatto un passo in più e chiamando in causa Salvini e Giorgia Meloni: «Attendiamo i loro post indignati». Meloni lo ha accusato di essere uno «sciacallo». Il segretario della Lega non è stato da meno: «Fango, fake news, insinuazioni perfino di fronte alla morte. La sinistra e i suoi giornalisti? Lasciamoli perdere».
Poco prima Salvini aveva spiegato che non sarebbe andato a Civitanova «perché se vado sbaglio perché vado e strumentalizzo». Più tardi ha pubblicato anche un post (prova del suo tentativo di non esagerare) in cui mandava «un abbraccio alla famiglia» di Ogorchukwu: «La sicurezza non ha colore, la sicurezza deve tornare a essere un diritto».
OBIETTIVO VIMINALE
Non è un segreto che il segretario della Lega vuole la poltrona da ministro dell’Interno. Consapevole che palazzo Chigi è fuori portata, deve vincere la sua guerra personale con l’attuale inquilina del Viminale Luciana Lamorgese. La settimana scorsa nell’aula di Montecitorio risuonava il coro dei leghisti: «La-mo-rge-se!» Invocavano la ministra per farla riferire sulla «sanatoria» contenuta nel decreto Semplificazioni: un provvedimento che i tre ministri leghisti avevano tra l’altro contribuito a licenziare.
La norma, che permetterà ai lavoratori stranieri di entrare in Italia con una temporanea sospensione di eventuali procedimenti penali e amministrativi, è stata poi sconfessata dal ministro del Turismo leghista Massimo Garavaglia, nonostante ne beneficino soprattutto gli stagionali impiegati nel suo comparto.
Nel frattempo è tornata la Lega che tiene minuziosa contabilità degli sbarchi. Venerdì il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni polemizzava sui numeri: dei migranti arrivati nel 2022 “soltanto” 4.000 sarebbero originari della Cirenaica.
Il tentativo è quello di smentire, come riferito da alcuni organi di stampa, un ruolo della Russia, attraverso i mercenari del gruppo Wagner che operano in Libia, sui viaggi verso le nostre coste. Ma l’obiettivo finale è ancora quello di mettere in difficoltà Lamorgese. «Fortunatamente tra due mesi farà altro e al suo posto ci sarà qualcuno di più forte e determinato» dice Salvini. È ancora presto per autonominarsi.