“Ho sentito l’obbligo istituzionale ma soprattutto morale e umano di reagire. Per questo ho presentato una denuncia penale contro ignoti per l’uccisione dei miei concittadini”. Benjamina Kari? (nata Londrc) è stata sindaca di Sarajevo dal 2021 al 2024. Trentaquattro anni, attivista fin da piccola del partito socialdemocratico, è la più giovane prima cittadina che la capitale della Bosnia-Erzegovina abbia mai avuto e oggi è alla guida della municipalità di Novo Sarajevo. Non appena è venuta a conoscenza del “safari umano” durante l’assedio della sua città, tra il ’92 e il ’96, ha voluto subito chiedere giustizia. Il suo background è emblematico della complessità e mescolanza di Sarajevo, inquadriamola: padre musulmano, madre serba, famiglia di tradizioni partigiane e comuniste, sposata, un figlio, e un curriculum accademico invidiabile con due lauree, in Giurisprudenza e in Storia, e un dottorato di ricerca. Con lei, astro nascente della sinistra, si era tornati a respirare l’aria multiculturale di prima del conflitto.
“Ho sentito parlare per la prima volta del caso, noto come “Safari di Sarajevo” nel 2022, quando è uscito il documentario dallo stesso titolo del regista Miran Zupanic. Sono nata nel 1991 e ho vissuto da bambina l’assedio della mia città, Sarajevo. Nel 2022, nel momento in cui ho appreso dei crimini mostruosi commessi sotto quel nome, ero sindaco. Così ho fatto denuncia”.
“Ho incontrato persone sopravvissute agli attacchi dei cecchini, vittime e testimoni di quei crimini orribili. Come sindaco, come avvocato, ma soprattutto come figlia di Sarajevo, che avrebbe potuto facilmente essere una delle vittime, sapevo di dover agire concretamente. Così ho presentato la denuncia penale alla procura della Bosnia-Erzegovina nel 2022 e nel 2025 l’ho replicata anche alla procura di Milano. Oggi, quel caso fa parte di un’indagine condotta proprio a Milano”.
Ha informazioni su chi potrebbero essere questi cecchini, cittadini italiani: identità, professione, posizione sociale, gli organizzatori dei viaggi?
“Non conosco molto di chi, secondo le informazioni disponibili, pagava per uccidere i cittadini di Sarajevo. Quello che mi è chiaro, tuttavia, è che si tratta di persone ricche e influenti — membri della élite sociale — per le quali la caccia, il loro hobby, ha assunto una dimensione mostruosa e disumana”.
Cosa si aspetta che accada ora?
“Ora lascio che siano i procuratori di Milano e Sarajevo a svolgere il loro lavoro. Mi sono messa a disposizione del procuratore di Milano e sono pronta a collaborare all’indagine come testimone. Ieri ho nuovamente inviato una richiesta ufficiale alla Procura della Bosnia — Erzegovina per avere aggiornamenti sullo stato attuale dell’inchiesta. Ciò che nel 2022 sembrava così lontano oggi è trattato e sollevato dai media di tutto il mondo. C’è un’intera squadra di persone, instancabili, che sta lottando affinché la denuncia non rimanga lettera morta. Non ci arrendiamo di certo ora. I nostri bambini, dopo così tanti anni, meritano giustizia”.





