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Avrebbe compiuto 85 anni: per appassionati o no lui rimane “uno di famiglia” La moglie e i figli e la capacità di costruire un’icona culturale che vive per sempre
C’è una forma di immortalità che non ha nulla a che fare con la celebrazione rituale È quella che passa attraverso la memoria
C’è una forma di immortalità che non ha nulla a che fare con la celebrazione rituale. È quella che passa attraverso la memoria, individuale e collettiva. Una specie di “diritto a restare” con cui le persone in qualche modo rimangono. Viviamo per sempre — o almeno più a lungo del nostro tempo biologico — se qualcuno continua a ricordarci come presenza viva. Frank Zappa appartiene a questa categoria rara: non un’icona imbalsamata, ma una coscienza che continua a parlare, disturbare, interrogare. Il suo messaggio è portato avanti dalla sua famiglia ed è raccolto ancora oggi dai suoi tanti ammiratori.
La famiglia di Frank Zappa, guidata dalla vedova Gail Zappa e dai figli (Moon, Dweezil, Ahmet, Diva), ha preservato per molti anni il suo vasto archivio musicale e artistico, gestito attraverso la Zappa Family Trust, che supervisionava le pubblicazioni postume, i diritti e la memoria del padre, mantenendo viva la sua eredità e curando il suo immenso materiale creativo, spesso conservato in un bunker sotterraneo. Dopo la morte di Gail nel 2015, il trust è passato nelle mani dei quattro figli: Moon Unit, Dweezil, Ahmet e Diva. Non senza vicissitudini, tanto che nel giugno 2022, gli eredi hanno raggiunto un accordo storico vendendo l’intero catalogo musicale, i diritti editoriali, l’archivio cinematografico e i contenuti del leggendario “ Vault” (il caveau con migliaia di ore di registrazioni inedite) a Universal Music Group. Lo Zappa Family Trust continua a esistere formalmente e a collaborare con Universal
per preservare l’eredità dell’artista. Tuttavia, il rapporto dei figli con la memoria del padre è complesso: Dweezil rende omaggio a Frank attraverso tour musicali (come lo “Zappa Plays Zappa”) focalizzati sulla riproduzione fedele della sua musica. Moon Unit ha pubblicato nel 2024 un memoriale intitolato Earth to Moon, in cui descrive il padre come un genio seppur «assurdo», ricordando sia il suo immenso talento sia le difficoltà umane della vita familiare. Il libro è stato pubblicato in Italia con il titolo Terra chiama Luna. Un viaggio folle e sincero con un padre di nome Frank Zappa (Mondadori, pagine 420, euro 24,00).
Nato a Baltimora e morto nel 1993, Zappa avrebbe compiuto oggi 85 anni. Eppure il luogo conta poco. Quando lo si pensa, lo si colloca istintivamente a New York: non tanto come geografia reale, quanto come spazio mentale. Zappa è metropoli culturale, sovrapposizione di linguaggi, collisione continua tra alto e basso, tra rigore e sarcasmo. È lì che il rock smette di essere intrattenimento e diventa strumento critico. Il suo repertorio è vasto, volutamente indisciplinato, refrattario a qualsiasi addomesticamento. Con i Mothers of Invention prima e come solista poi, Zappa ha riscritto le regole del rock senza mai cercare consenso. Brani come Peaches en Regalia — gioiello strumentale di Hot Rats — mostrano la sua capacità di fondere jazz, scrittura colta e immediatezza melodica, mentre Apostrophe (’) diventa un manifesto ironico e corrosivo, capace di entrare nel mercato senza farsi assorbire. E poi Joe’s Garage, racconto distopico travestito da rock-opera, satira feroce sul controllo, sulla censura, sull’industria culturale che pretende di normalizzare il dissenso. Era sicuramente un accentratore e offuscava chi si trovava accanto a lui. Un bellissimo ritratto dei tanti musicisti che hanno lavorato con lui lo ha scritto Marco Fraquelli: A nessuno frega un cazzo se siamo grandi musicisti. Tutti gli uomini, e le donne di Frank Zappa (Arcana, pagine 368, euro 22,00). In un’epoca in cui il rock faceva dell’autodistruzione una suo tratto identitario, Zappa rappresentò un’anomalia radicale. Disse no alle droghe e all’alcol con una nettezza quasi scandalosa. Non per moralismo, ma per lucidità: la mente era il suo strumento di lavoro e andava preservata. Oggi quella posizione appare profetica. La vera trasgressione, allora come oggi, era restare padroni di sé. Ma per comprendere davvero Zappa bisogna uscire dal palco e attraversare la dimensione privata. È qui che il racconto di Moon Unit diventa una mappa emotiva importante. Nel memoir Earth to Moon, la figlia restituisce un ritratto lontano dalla mitologia: un padre complesso, affettuoso e distante, esigente, incapace di semplificare il mondo ai figli ma determinato a renderli liberi. Moon Unit non celebra: ricorda. E ricordare, qui, è un atto che rende vivi. Il Frank che emerge è un uomo che viveva immerso nelle idee, nei suoni, nelle ossessioni, e che educava alla differenza come responsabilità. Non offriva modelli rassicuranti, ma strumenti critici. Forse è questa la sua eredità più profonda. Per questo Zappa è diventato, per chi lo ama davvero, qualcosa di più di un musicista. È una persona di famiglia. Uno di quelli che non smetti di ascoltare perché continuano a servirti. Uno che accompagna. Nel tempo dell’oblio rapido e delle icone usa e getta non è poco. Zappa resta perché ha lasciato una traccia complessa e contemporanea. E perché qualcuno ha scelto di custodirla. La memoria, infatti, quando è viva, non è un museo: è un dialogo che continua. E Frank Zappa, da trentadue anni, continua a rispondere, sempre a modo suo.





