
I tre filosofi di Giorgione. La grotta vuota e la crisi delle nostre fondamenta
26 Dicembre 2025
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26 Dicembre 2025Tra il pavimento del Duomo e i Tre filosofi: una soglia tra sintesi sapienziale e disciplina tridentina
Il confronto tra il pavimento del Duomo di Siena e i Tre filosofi di Giorgione consente di riconoscere un comune orizzonte culturale fondato sull’idea, di ascendenza ficiniana e cusana, di una philosophia perennis capace di tenere insieme tradizioni diverse. Nel Duomo, il percorso che muove da Ermete Trismegisto conduce alla luce cristologica dell’abside — dal monogramma bernardiniano di Cristo, all’intervento di Baldassarre Peruzzi nel primo Cinquecento, fino alle trasformazioni post-tridentine — segnando il passaggio da una simbologia sapienziale a una progressiva normativizzazione liturgica. Nei Tre filosofi, la medesima tensione si traduce invece in una sospensione: la conoscenza non approda a una sintesi compiuta ma si arresta davanti a una grotta vuota, segno di una verità che si ritrae. Siena e Venezia appaiono così come due declinazioni complementari di uno stesso momento di soglia, immediatamente precedente alla frattura confessionale del Cinquecento.
Nota di rimando.
Non è privo di significato che proprio a Siena, negli stessi decenni, Polizzi detto il Caterino elabori alcune tra le prime formulazioni antiluterane, destinate a confluire nel clima preparatorio del Concilio di Trento. La coesistenza, nello stesso contesto, di una tradizione figurativa ancora aperta alla sintesi sapienziale e di una riflessione teologica orientata alla delimitazione dell’ortodossia segnala una tensione strutturale tra apertura simbolica e disciplinamento dottrinale. Il rapporto tra il pavimento del Duomo, i Tre filosofi di Giorgione e la precoce elaborazione antiluterana senese costituisce un nodo interpretativo autonomo, che sarà oggetto di un successivo approfondimento.





