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26 Dicembre 2025Un mondo che si richiude: economie fragili, conflitti aperti e identità in cerca di senso
Un mondo che si richiude: economie fragili, conflitti aperti e identità in cerca di senso
Alla fine del 2025 il quadro globale restituisce l’immagine di un mondo che fatica a tenere insieme economia, politica e coesione sociale. Le promesse di stabilità e crescita che avevano accompagnato la fase successiva alla pandemia appaiono ormai logorate, sostituite da un clima diffuso di incertezza, da conflitti persistenti e da una crescente difficoltà nel costruire orizzonti condivisi.
Negli Stati Uniti, il ritorno a politiche improntate alla chiusura commerciale e alla rigidità sui flussi migratori sta producendo effetti contraddittori. L’idea di difendere l’economia nazionale attraverso barriere e dazi finisce per tradursi in un aumento del costo della vita e in nuove tensioni interne. Le divisioni attraversano anche il fronte conservatore, mentre l’economia mostra quanto sia fragile l’illusione di potersi sottrarre alle interdipendenze globali. La promessa di protezione si scontra con una realtà fatta di mercati intrecciati, catene produttive lunghe e reazioni rapide da parte del resto del mondo.
Sul piano internazionale, la guerra continua a occupare il centro della scena. In Europa orientale i combattimenti non si fermano e colpiscono ancora le città, mentre la diplomazia resta prigioniera di equilibri precari e dichiarazioni rituali. In altre aree del pianeta riaffiorano conflitti rimossi: decisioni unilaterali e riconoscimenti controversi riaprono fratture territoriali mai sanate, mostrando quanto l’ordine internazionale sia oggi esposto a forzature e ambiguità. Il diritto, sempre più spesso, cede il passo alla convenienza politica.
Anche all’interno delle società europee l’instabilità assume forme meno spettacolari ma altrettanto profonde. L’incertezza sui bilanci pubblici futuri e sulle scelte fiscali alimenta aspettative contrapposte e insicurezze diffuse. Le politiche sociali e ambientali procedono per aggiustamenti, spesso senza una visione capace di tenere insieme sostenibilità, equità e sviluppo. Ne deriva una sensazione di precarietà permanente, che erode la fiducia nelle istituzioni e rende più fragile il patto tra cittadini e Stato.
In questo contesto prendono forma trasformazioni culturali significative. Crescono movimenti e sensibilità che mescolano ricerca di autenticità, diffidenza verso il sapere scientifico e attrazione per narrazioni semplici e rassicuranti. In alcuni casi, queste tendenze finiscono per intrecciarsi con posizioni politiche radicali, dando vita a identità ibride, segnate da una forte rivendicazione di libertà individuale e da un altrettanto forte rifiuto delle mediazioni collettive. È il sintomo di una società che fatica a riconoscere autorità condivise e che cerca risposte immediate a paure profonde.
Intanto la cronaca quotidiana continua a restituire un senso di vulnerabilità diffusa: episodi di violenza urbana, emergenze climatiche ricorrenti, tensioni sociali che attraversano città e territori. Le risposte pubbliche oscillano tra richiami all’ordine e dichiarazioni di mobilitazione, raramente accompagnate da strategie di lungo periodo capaci di incidere sulle cause strutturali.
Eppure, dentro questo scenario segnato da chiusure e fratture, persistono spazi di riflessione e di ricerca di senso. La cultura, le pratiche artistiche, i percorsi personali di fede o di impegno civile continuano a interrogare il presente e a tenere aperta la possibilità di un altro sguardo. Non offrono soluzioni immediate, ma aiutano a ricostruire legami, a nominare le paure, a immaginare forme diverse di convivenza.
Il tempo che stiamo attraversando appare così come una soglia. Da un lato la tentazione della semplificazione, del conflitto permanente e della chiusura identitaria; dall’altro la necessità, ancora fragile ma decisiva, di ripensare le regole della vita comune, dell’economia e della politica. La direzione non è già scritta: dipende dalla capacità collettiva di trasformare l’incertezza in scelta consapevole, e la crisi in occasione di responsabilità.




