Anti abortisti nei consultori coi soldi del Pnrr
16 Aprile 2024Pd-5S, cambio di fase La segretaria ha perso la fiducia nell’alleato
16 Aprile 2024
Revocato il titolare del Bilancio ma accuse estranee al ruolo. E Colaianni si sfila: melina dai partiti
Francesco Strippoli
BARI Un’altra tegola cade sul centrosinistra pugliese, mentre il quadro politico resta confuso. La Procura europea ha messo sotto indagine l’assessore al Bilancio del Comune di Bari, Alessandro D’Adamo, esponente di Sud al Centro. Ossia la formazione politica fondata e diretta da Sandro Cataldo, accusato di voto di scambio e ristretto agli arresti domiciliari, marito dell’indagata ex assessora regionale Anita Maurodinoia (che ha lasciato la giunta e il Pd cui era iscritta). Il reato contestato a D’Adamo è truffa aggravata per le erogazioni pubbliche ed emissioni di fatture per operazioni inesistenti. Viene coinvolto in quanto titolare della società di formazione Kronos: si sospetta la percezione illecita di fondi europei. Nulla che sia legato al ruolo di assessore comunale. Il sindaco Antonio Decaro, tuttavia, gli ha immediatamente revocato la delega.
È la quarta inchiesta che riguarda il centrosinistra. Prima era stata resa pubblica quella sull’infiltrazione mafiosa nella municipalizzata dei trasporti di Bari (che ha indotto il prefetto a nominare una commissione ispettiva, con conseguente rischio di scioglimento del Comune), poi quella sui voti venduti e la terza che ha portato all’arresto pochi giorni fa dell’ex assessore regionale Pisicchio.
Una situazione che rende più complicata la designazione del candidato sindaco. Ieri mattina ha gettato la spugna Nicola Colaianni, ex magistrato e già deputato del Pds una trentina di anni fa. Era stato indicato come possibile ipotesi di mediazione per riunire i due segmenti del centrosinistra barese: quello che fa capo a Michele Laforgia (M5S, SI, Iv) e l’altro legato a Vito Leccese (Pd e Verdi). «Permangono rigidità che non rendono possibile una composizione» dice diplomaticamente Colaianni nella nota ufficiale con cui si ritira. Poi con argomenti più espliciti, parla a Un giorno da pecora e ammette che hanno avuto un peso le parole di Giuseppe Conte. Il quale, domenica, aveva sottolineato di non vedere ragioni per archiviare la candidatura di Laforgia. Inoltre, dice ancora Colaianni, ha pesato «anche il rinvio della decisione da parte dei candidati locali: pensavo che avremmo lavorato anche domenica» e invece si è verificata «questa melina». L’ex magistrato — messo in pista da Nicola Fratoianni e Nichi Vendola nel tentativo di impedire la divisione del centrosinistra — rende esplicito il fatto di aver trovato delle resistenze. In effetti ce n’erano da una parte e dall’altra. I laforgiani, in maggioranza, si erano dichiarati contrari a perseguire la strada del terzo nome, anche se Laforgia aveva accettato di incontrare Colaianni. Ma pure dalla base del Pd, in modo sotterraneo, erano arrivate resistenze. La mediazione prosegue? «Mai dire mai» dice Vendola. «La vicenda dimostra che è infondata la tesi che sia impossibile trovare un terzo nome» fa eco Fratoianni. Sembrano scettici i due candidati: oggi si incontreranno nel tentativo di indurre uno dei due a convergere sull’altro. «Siamo al fianco di Leccese. Gli abbiamo detto: siamo con te anche se vorrai tentare un dialogo per una strada unitaria» commenta la dem Elly Schlein. Anche Conte, formalmente, non chiude ad alcuna ipotesi: «Abbiamo dato un mandato a Laforgia perché verifichi tutte le condizioni politiche anche di dialogo, nell’ambito ovviamente delle forze progressiste».
Oggi riunione di maggioranza in Regione, dove Michele Emiliano deve mettere mano alla giunta, priva dell’assessora 5 Stelle e della dimissionaria del Pd.