Non c’è niente di personale contro Fitto, ma di politico sì. Socialisti, liberali e Verdi, che ieri hanno dato un alt che ha costretto Von der Leyen a rinviare la presentazione della sua nuova Commissione, ritengono che la presidente appena riconfermata sia scivolata troppo a destra, allontanandosi in modo non accettabile dal quadro della maggioranza che le ha appena concesso il bis. Una specie di ribaltone, ammantato dal motivo nobile di allontanare il più possibile Meloni da Salvini, Orban e dalla destra radicale sovranista, per riconquistarla al campo europeista. Gli alleati di VdL invece chiedono che innanzitutto la presidente pensi alla propria maggioranza, senza mosse azzardate, ai loro occhi, che potrebbero dar luogo ad equivoci.
Va detto che non ci sono i numeri perché un ipotetico domani il Ppe, di cui VdL è un’autorevole esponente, cambi fronte abbandonando le alleanze storiche nell’Europarlamento per guardare a destra. Ma la tendenza affermatasi nei due principali Paesi dell’Unione, in Francia con la vittoria di Le Pen poi capovolta dalla decisione di Macron di indire elezioni anticipate, e in Germania con i risultati delle elezioni locali in Sassonia e Turingia, che hanno visto un boom della destra estrema e del partito protonazista AfD, rendono più sensibili gli alleati storici della maggioranza uscita dalle urne dell’8 giugno. Il cancelliere Scholz è apparso in forte difficoltà. Macron, malgrado la vittoria del Nuovo Fronte Popolare, ha preferito affidare l’incarico di formare il nuovo governo a un collaudato gollista come Barnier. Insomma troppi segnali che rendono instabili gli equilibri europei.
A farne le spese è il fin qui stimato Fitto, il quale si sentiva in tasca la nomina a vicepresidente della Commissione e commissario all’Economia e al Pnrr, e adesso forse dovrà rimetterla in gioco per favorire una diversa composizione delle deleghe che accontenti tutti. E tuttavia quello di Fitto (le responsabilità ipotizzate, non il suo ingresso nel “governo” europeo) non è l’unico caso aperto. Ma si sa che quando si rimette mano a una lista, tutto può accadere. A Bruxelles tra l’altro non è in uso neppure il vecchio manuale Cencelli, che serviva a risolvere qualsiasi problema di distribuzione del potere ai tempi della Prima Repubblica.