Inizia la corsa di Funaro “Case popolari e sicurezza” Del Re la attacca e Renzi schiera Saccardi
6 Dicembre 2023NEWS
6 Dicembre 2023Verso le Comunali
di Franco Camarlinghi
Il sindaco di Firenze sta diventando per il Pd un’istituzione che i francesi definirebbero octroyée, cioè graziosamente concessa dal sovrano politico di turno e in continuità dinastica con chi lo abbia preceduto. Il partito oggi diretto da Elly Schlein era nato con il trionfo delle primarie: l’ultima ad approfittarne alla grande è stata proprio l’attuale segretaria. Il modo in cui i democratici hanno chiuso la discussione sul candidato per Palazzo Vecchio a distanza di più di sei mesi dall’apertura delle urne, fa dire ad Andrea Marcucci, ex esponente di primo piano dell’ala riformista del Pd, che il partito fondato il 14 ottobre 2007 è già finito. Può darsi che la notizia sia fortemente esagerata come quella della scomparsa di Mark Twain, da lui stesso smentita nel lontano finire del secolo morente, cioè l’Ottocento, ma una verità la coglie. Si chiudono dieci anni di governo Nardella e si impongono cambiamenti di progetti e di gestione per una Firenze in evidente affanno. In una parola: la definizione di un programma che affronti le necessarie discontinuità con il recente passato e solo dopo questo la verifica più larga possibile di chi possa al meglio rappresentarlo. La candidatura di Sara Funaro, indipendentemente da qualsiasi sia il giudizio sulla persona, risponde a un percorso come quello sopra indicato? Neanche per sogno. È prevalso il timore di una messa in discussione del passato, confidando invece sul fatto che decenni di coinvolgimento della società nel medesimo sistema di potere si facciano valere ancora una volta.
Dall’appoggio alle amministrative 2019 alla sfida diretta per Palazzo Vecchio. Le strade di Sara Funaro e Stefania Saccardi tornano ad incrociarsi, come è stato praticamente fin dall’inizio. Un derby per i voti che vedrà le due candidate lottare all’ultima preferenza e all’ultima telefonata negli stessi ambienti, associazionismo, volontariato, mondo della sanità, del sociale, dello sport, con una sovrapposizione quasi perfetta che vede Funaro più forte sul fronte dei diritti, laico ed ebraico e Saccardi su quello cattolico.
Storie diverse, ma simili, insomma, per le candidate alla successione di Dario Nardella, con Saccardi fedelissima di Renzi quando era ancora nel Pd ed in Provincia, Funaro renziana, ma mai turborenziana, che si è appunto affacciata alla politica nel 2009, sull’onda del Rottamatore correndo per consigliere comunale nella Lista Renzi, anche se non fu eletta. In quella giunta Saccardi era assessore al sociale e al welfare, mentre Funaro nel 2010 fu nominata vice presidente di Montedomini e nei rispettivi ruoli le due — che sono anche amiche — per anni si sono incontrate e hanno lavorato a fianco, frequentazione che è proseguita anche nei cinque anni successivi, con Saccardi assessore alla sanità in Regione e Funaro assessore al welfare in Palazzo Vecchio nella prima giunta Nardella, proprio le deleghe della futura candidata di Italia Viva. Entrambe dallo stile informale, anche nei vestiti, e diretto, tifosissime viola, vicine al mondo dello sport (e Funaro in particolare attaccatissima al calcio storico, ai Verdi di San Giovanni anche se è nata a due passi da piazza Santa Croce), hanno frequentato gli stessi mondi, terzo settore compreso, militando assieme nel Pd. Risultato, nel 2015 Funaro ha aiutato Saccardi nella campagna per le elezioni regionali e nel 2019 Saccardi ha supportato Funaro per le comunali dove la nipote del sindaco Piero Bargellini ottenne 2.000 preferenze, seconda solo a Cecilia Del Re (2.697) ma davanti ad Andrea Vannucci e Federico Gianassi.
Poi alla fine del 2109 la strade delle due si sono separate, con l’adesione di Saccardi ad Italia Viva, come si sono separate quella di Nardella e Renzi, con anzi i due sempre più lontani, fino agli attacchi frontali di Renzi al sindaco, compreso il no senza mezzi termini a quello che lui definisce un «Nardella ter», cioè al nome di Sara Funaro. Intanto Saccardi ha continuato ad andare anche nei circoli Acli ed ha sempre seguito Firenze, Funaro si è occupata di scuola nel Nardella bis, stringendo nuove relazioni, e diventando (dicono i critici) nardelliana di ferro, ma anche mantenendo legami stretti con il mondo cattolico di suo nonno e di sua mamma, vedi il rapporto privilegiato con la Madonnina del Grappa e padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato. Separate, ma sempre vicine, sul territorio, alle iniziative di solidarietà, dove sono state viste entrambe fare il giro dei tavoli, come ad un matrimonio, quasi «marcandosi» a distanza, con un reciproco rispetto legato anche alla difesa dei diritti e delle donne.
La sfida al femminile per il primo sindaco donna di Firenze sarà non solo su riformismo e alleanze, continuità e discontinuità, ma soprattutto sulla ricerca di consenso personale negli stessi ambiti, e nel quadro potranno entrare le liste civiche, ormai una costante per i candidati sindaco del centro sinistra e idea che piace pure a Stefania Saccardi, che così potrebbe capitalizzare il proprio consenso, oltre quello di Iv. Per il Senato nell’autunno 2022 Saccardi scelse lo slogan «Testa e cuore» (era la lista Italia Viva-Azione, poi naufragata per incompatibilità tra Calenda e Renzi) e sabato vedremo quale sarà il suo nuovo slogan, ma a proposito di incroci la campagna elettorale di Funaro sarà seguita da Marco Agnoletti, ex portavoce di Renzi sindaco, che più tardi ha seguito anche Nardella. Mentre Sara Funaro ieri ha lanciato lo slogan «Questa storia la scriviamo insieme». Il duello è appena iniziato.
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