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22 Dicembre 2023Le tre partite perse
22 Dicembre 2023
di Mario Monti
La Camera ha respinto la riforma del Mes, che tutti i governi, Italia compresa, hanno sottoscritto e tutti gli Stati, tranne il nostro, hanno ratificato. Questo evento purtroppo mostra all’Europa un’Italia nella quale, sulla questione del Mes ma più in profondità sul modo di vivere l’integrazione europea, il governo e la maggioranza sono spaccati, così come del resto le opposizioni.
E il ministro dell’Economia, che ha l’ingrato compito di portare sulle spalle un enorme debito pubblico e di negoziare per noi in Europa, non è sostenuto né dalla maggioranza di governo, né dal capo del suo stesso partito, né sempre dal capo del governo.
Non sorprendiamoci se il pur solido ministro, con tanta compattezza alle spalle, non riesce sempre ad essere là dove vorremmo che fosse, cioè nel trio che imprime l’orientamento strategico alla politica economica europea. Il «protagonismo», sempre invocato, si costruisce prima di tutto a casa.
Ma possono ancora, il presidente del Consiglio e il governo, uscire dall’angolo in cui si sono cacciati, ridando un minimo di onore alla nostra Nazione ? Certo che sì ! Ma non proseguendo sulla via delle falsità e delle ambiguità che il povero Mes riformato – il quale non ha mai fatto notizia negli altri Paesi – si è trovato a percorrere, sotto tre successivi governi, nella nostra splendida e tortuosa penisola.
Tragga vantaggio il governo Meloni dal fatto di non essersi ancora espresso, in quanto governo e con un’iniziativa legislativa, sul tema della ratifica. I disegni di legge di ratifica respinti ieri alla Camera non erano stati proposti dal governo, bensì da singoli parlamentari (delle opposizioni). Non solo l’Europa ma anche noi, cittadini italiani, vorremmo sapere che cosa il governo intende fare, purché la melina abbia termine.
Il governo è convinto che il Mes riformato, che solo con la ratifica dell’Italia potrebbe entrare in vigore, sarebbe pernicioso per l’Italia o per l’Europa ? Ne spieghi il perché, in un documento di elevato standard economico, giuridico, politico. Invii il documento all’Unione Europea e agli altri Stati membri e annunci che – per la prima volta nella storia comunitaria, penso – un governo denuncia un trattato che lo Stato ha sottoscritto, per decisione di un governo precedente. Non è la via che suggerirei alla presidente Meloni.
In alternativa, il governo può presentare un suo disegno di legge per la ratifica. Faccia propria, il governo, la sola e unica preoccupazione con la quale ieri la Commissione Bilancio della Camera ha motivato il proprio parere contrario alla ratifica, inducendo al voto contrario una maggioranza dei deputati presenti. Leggiamola: «La Commissione ha ritenuto che la proposta di legge sia carente di meccanismi idonei a garantire il coinvolgimento del Parlamento per la richiesta di attivazione del Meccanismo europeo di stabilità, con ciò escludendo le Camere da procedure di significativo rilievo sul piano delle scelte di politica economica e finanziaria e che tale esclusione potrebbe pregiudicare la possibilità per il Parlamento di monitorare versamenti ulteriori del capitale sottoscritto».
È una preoccupazione forse ridondante, ma che ritengo si possa accogliere. Su queste colonne avevo suggerito una via d’uscita simile («Una soluzione per il Mes senza né vincitori né vinti», Corriere, 23 giugno 2023). Basterebbe che nella proposta di legge del governo per la ratifica, oppure in un ordine del giorno presentato contestualmente in Parlamento, figurasse un articolo del seguente tenore: «Il governo si impegna (oppure “Il Parlamento impegna il governo”) a non richiedere l’attivazione del Mes, senza specifica autorizzazione del Parlamento».
Un tale disegno di legge, il governo potrebbe presentarlo fin d’ora in Senato. E, ritengo, anche alla Camera perché l’inserimento dell’articolo sopra suggerito renderebbe la proposta di legge sostanzialmente differente da quella respinta ieri.