Fabio De Iaco è il presidente di Simeu, la Società italiana di medicina di urgenza. Di lavoro fa il primario del pronto soccorso all’ospedale Maria Vittoria di Torino. Da anni, con i colleghi, lancia l’allarme sulle condizioni difficilissime dei reparti di emergenza, dove gli organici sono sempre più ridotti. Da un lato c’è la fuga dei medici dipendenti, dall’altro è sempre più basso il numero di giovani che vogliono studiare per lavorare al pronto soccorso.
Cosa pensa della multa ai suoi colleghi del policlinico di Bari?
«Sono molto colpito. Coloro che fanno il mio lavoro, in questo momento sono esposti a quel tipo di sanzione. Dovrebbero multarci tutti. Non esiste pronto soccorso in Italia potenzialmente indenne da quel tipo di sanzione».
Come mai?
«Perché gestire i turni dei medici dei pronto soccorso in una situazione di carenza assoluta di organici come l’attuale è diventato molto difficile, in certe situazioni impossibile. Non è un caso che tanti dei primari italiani siano impegnati in prima persona nella copertura dei turni».
Vi capita spesso di fare notti e sostituire colleghi?
«I primari di pronto soccorso sono coloro che hanno fisicamente sulle spalle la garanzia del servizio.
Finite le discussioni istituzionali e presi i provvedimenti aziendali, alla fine col cerino in mano restiamo noi. Se stanotte abbiamo un turno scoperto dobbiamo risolvere personalmente».
Anche per questo sono sempre di più coloro che si dimettono?
«Sì, la situazione sta portando tutti i direttori di pronto soccorso all’esasperazione definitiva, senza ritorno. Si rischiano nuove dimissioni. Sulle chat dei primari ormai si parla quasi solo di uscite dal sistema pubblico».
Quante ore dovrebbe fare un medico del pronto soccorso e quante ne fa effettivamente?
«Da contratto sarebbero 38, di cui 4 di aggiornamento e non di turni.
Nella realtà arriviamo a fine anno con centinaia di ore di straordinario accumulate. In una settimana si può arrivare a 50-60 ore lavorate».
Adesso però nella manovra si è previsto di pagare di più gli straordinari. Siete soddisfatti?
«Intanto va sottolineato che gli straordinari non vengono tutti pagati. Ad esempio chi finisce un turno di notte da 12 ore e poi si ferma per le consegne ma anche per seguire alcuni pazienti fa lavoro extra che non viene riconosciuto. Solo gli straordinari definiti come “prestazioni aggiuntive” hanno una retribuzione supplementare. E sono una parte di tutti gli straordinari che facciamo ogni mese, nemmeno la principale».
Con i soldi in più vi si chiederà anche un impegno maggiore?
«Spesso le aggiuntive le facciamoperché siamo obbligati, visto che altrimenti lasceremmo vuoti dei turni del pronto soccorso. Se fosse per noi non le faremmo neanche.
Quindi lavorare ancora di più di quanto stiamo facendo è praticamente impossibile».
Quanti medici mancano nei pronto soccorso italiani?
«Non meno di 5 mila. Parlo costantemente con i colleghi primari, non c’è nessuno che non abbia problemi di organico. Si arriva a punte di carenze del 50% del personale medico. Ci sono posti dove lavora solo il primario, con l’aiuto di gettonisti e cooperative».
Le borse di specializzazione in medicina di urgenza non vengono per la gran parte assegnate. Qual è la prospettiva per i pronto soccorso?
«Di andare sempre peggio. Il problema è come vengono gestite le specializzazioni. Ci chiediamo chi nei prossimi anni manterrà in vita gli ospedali, visto che il problema riguarda tutte le specialistiche fondamentali per il servizio pubblico. Anche per questo la sanzione di Bari ci ha amareggiati». — mi.bo.