inviato in albania
«Marilena, mostra lo scontrino dai, che il signore sennó non ci crede».
Piove sull’Albania calamita di turisti in questa estate che stravolge la geografia delle migrazioni per le ferie. Piove in questa prima domenica d’agosto che qui, comunque, fa registrare spiagge strapiene, code all’aeroporto di Tirana e allo scalo traghetti di Durazzo. Piove, ma a nessuno importa da queste parti, tanto la bella estate albanese marcia comunque a passo di carica. «Marilena lo scontrino…», insiste il signor Lucio D’Amato. E lei entusiasta scava in una borsa strapiena da cui saltano fuori due cose.
La prima è la fotografia dell’Albania calamita di turisti, la seconda è una spiegazione del perché c’è il grande assalto a queste spiagge che si affacciano su di un mare che è cristallo spumeggiante, e sotto i teloni dei ristoranti di Durazzo, e ancor più di Saranda, che è a tre ore e mezza d’auto da Tirana (se ti accompagna la buona stella che ti protegge dal traffico mastodontico).
Ed eccolo ‘sto benedetto scontrino che spiega tutto. La data è del 4 di agosto. Quattro birre, una Coca Cola, due linguine agli scampi, due spaghetti ai frutti di mare, una frittura di pesce, due insalate greche più un tot di altre cose sono costate a Lucio D’Amato e Marilena, con al seguito figlio Errico e due suoceri, la bellezza di 70 euro. E il signor Lucio D’Amato di Napoli («Napoli – Napoli, non provincia») adesso sorride: «Ha capito perché ci sono così tanti italiani qui? Costa tutto meno della metà che da noi».
Ora, forse non finirà come preconizza Lucio («l’Albania è la tomba del Gargano») ma sta di fatto che dove ti volti, trovi un italiano. E se a Saranda una spiegazione c’è – ed è il mare che ti fa sognare – a Tirana – che non è, e non potrà mai essere in competizione con nessuna nostra città d’arte – i turisti li incroci a frotte. E davanti all’hotel Intercontinental alle 6 del pomeriggio, sono posteggiate due auto. La prima è una Lamborghini verde, con targa estera. La seconda è una Panda di colore bianco di sei o sette anni fa. Targa italiana. E questo racconta come l’Intercontinental costi meno di un quattro stelle a Vieste. E pure il volo di ritorno da Tirana a Milano lo paghi appena 28 euro, anche prenotando all’ultimo.
Ecco, se guardi l’Albania con il portafoglio in mano, capisci perché sta accadendo tutto questo. Perché le spiagge di Durazzo, oppure di Valona abbiano cambiato pelle in pochi anni. Via i barconi della speranza, avanti con le moto d’acqua e gli yacht. L’Albania in fuga da se stessa è un ricordo. L’Italia non è più il Paese della salvezza. È il contrario: sono gli italiani ad arrivare. Anche se soltanto per fare 15 giorni di vacanza. Il doppio del tempo che potrebbero permettersi da noi.
Solo così si spiega il calo delle presenze negli alberghi di casa nostra denunciato da Federturismo che spiegava come questo «settore abbia di fronte delle sfide importanti». Inflazione e fuga. Che impoveriscono le tasche di chi vuole le vacanze e svuota gli hotel. E allora ecco l’Albania. Fino a qualche anno fa ignota e adesso regina.
Ore 15. Durazzo. Il signor «Marco, imprenditore agricolo di Cremona» racconta un’altra storia che ha il sapore della fuga. «Io andavo in Croazia fino allo scorso anno. Costava meno che in Italia ed era più suggestiva. Andavano a Dugi Otok, che è un’isoletta. Tutto bellissimo. Poi, poco alla volta, è cambiato anche lì. Sarà stato l’euro. Oppure anche da quelle parti hanno scambiato i turisti per, come diciamo dalle mie parti, capponi da spennare, e i prezzi sono diventati spaventosi. Ma lo sa che l’anno scorso pagavamo come in Italia? Cibo. Trasporti. Hotel». Poteva restare in Italia allora. Perché è venuto qui? «Ma chi ha tasche così piene? Guardi che son anni che la gente accorcia i giorni di ferie. Adesso si scappa qui. Che poi sono posti bellissimi eh. Posso fare un po’ di polemica?». Prego, ci mancherebbe. «Si parla tanto dei villaggi dei vip, di serate alla moda, ma lo sanno gli albergatori e quelli delle spiagge che la gente normale campa con 2000 euro al mese?». Ma lei, adesso, quanto paga di hotel? «Camera tripla, con tutti i servizi, 90 euro».
Ecco, la differenza è tutta lì. Servizi alti a prezzi abbordabili. Caffè al tavolino, acqua in bottiglia da mezzo litro, muffin ai lamponi (forse): 270 Lek. Che sono più o meno 2 euro e mezzo. «Noi il gelato grande lo paghiamo un euro» dice la suocera del signor Luigi D’amato. «Un euro! In Italia con quella cifra te ne danno appena grosso così». E fa il gesto con la mano di pallina.
Alle 15 non piove più. Via i nuvoloni, la gente torna per strada, va in spiaggia, colonizza ogni e qualunque sedia nei dehors dei bar. Cerchi italiani in fuga e trovi francesi, inglesi, sloveni. Trovi l’Europa con i soldi contati. Trovi Olivier Pacome e la gentile madame che sfogliano la guida «Albanie». «Une découverte ce Pays» una scoperta questo Paese.
E l’entusiasmo è fin esagerato visto che già parlano di mare delle Maldive. Ma la Sardegna? La Sicilia? La Liguria? «Bellissimo. Ma qui costa tutto molto meno. E il mare è “incroyable”». «L’Italie» è il posto delle città d’arte, dei musei, della storia. «Qui fai le vacanze senza pensieri. Abbiamo due figli, portarli in Italia quest’anno era troppo caro per noi».
Ora, non è che da queste parti l’oro lo si trovi per strada. E tutto sia quasi regalato. Anche perché il valore del Lek cresce a vista d’occhio. E c’è chi dice che l’estate del prossimo aumenterà ancora di un altro 10 per cento. «L’economia tira e i turisti portano così tanto denaro che si riempiono rapidamente le casse delle banche». Spiegazione semplice per dire che non si era mai vissuto un momento così buono.
E a Tirana ti raccomandano di guardare le gru. Le vedi da lontano. Attorno a piazza Scanderbeg, la più grande e centrale della capitale, ne conti cinque: stanno tirando su e completando altrettanti grattacieli da 30 piani. E il cinque stelle Martim Plaza è il monolite più alto di tutti. «Saranno presto la nostra attrazione per i turisti» dicono al bar Alexi. Può essere, ma gli italiani qui vengono per il mare e per non svuotare troppo il portafoglio. Giù a Saranda stasera c’è una festa sulla spiaggia. Al bar davanti al ritrovo raccontano che sono tutti stranieri. Anche italiani? «Uhhh!». Il signor Lucio D’Amato decanta l’albergo dove soggiornerà: «Si chiama Hotel Elisabeth: 50 euro a notte. Ha ogni tipo di servizio». Prenotare è impossibile. «Full» siamo pieni dicono al telefono. Ma forse non è così. Forse non ci siamo capiti. O magari sono «full» anche a Vieste.