Ravasi
Né apocalittico né integrato. O meglio, sul confine tra i due campi che furono individuati da Umberto Eco. Di fronte alle potenzialità e ai rischi dell’intelligenza artificiale, il cardinale Gianfranco Ravasi predica l’umanesimo.
Prima di iniziare, eminenza: segue Sanremo?
«Nei testi delle canzoni sono alla ricerca di qualche elemento non solo spirituale ma anche umanistico, ma molti testi sono modesti… Mi muovo con agilità nel campo della musica classica ma mi sono interessato molto alla musica giovanile, il pop ma anche il rap e la trap. Scrivo dei tweet, e mi attiro i soliti che dicono che il prete deve stare a fare l’adorazione di notte».
Veniamo all’intelligenza artificiale: papa Francesco ha avvertito che non si deve permettere agli algoritmi di “mettere da parte i valori essenziali della compassione, della misericordia e del perdono”.
«L’intelligenza artificiale può cancellare lavori usuranti, ma questo può avere il risvolto negativo di persone senza un impegno lavorativo. Può avere grandi potenzialità mediche, ma può sconfinare nella genetica, alla ricerca del Golem o dell’homunculus del Faust di Goethe. Con l’algoritmo aperto la macchina ha un ventaglio di possibilità. Ricordo un film nel quale un drone deve colpire un centro terroristico, una tenda in un deserto, senonché sul sentiero c’è una ragazzina che vende verdura: l’uomo avrebbe un sussulto, evitando di colpire? E l’intelligenza artificiale? La differenza radicale forse non è nella ragione, che l’intelligenza artificiale può avere più sofisticata dell’uomo, ma nell’umanesimo, cioè nella coscienza, nel sentimento, nella passione, nella tenerezza. I richiami del Papa sono rilevanti a livello antropologico».
Anche senza intelligenza artificiale ci può essere crudeltà: cosa ha pensato della morte di Giovanna Pedretti, la ristoratrice che si è tolta la vita dopo essere finita bersaglio di una valanga di insulti online?
«L’aggressività, le oscenità, le volgarità, le stupidità, le fake news… molte per fortuna restano lì, ma alcune esplodono, e come lungo un’arteria toccano tutto il corpo. Il risultato è che non solo la misericordia ma l’umanità tout court viene colpita. Ma pensiamo cosa possiamo fare per immetterearia pulita nel sistema. Questo compito dovrebbe essere della famiglia, della scuola, della Chiesa, della cultura. In passato, per esempio, quando parlava Norberto Bobbio…».
Oggi l’eco maggiore ce l’hanno gli influencer: cosa pensa di Chiara Ferragni?
«È ammirevole la capacità che hanno non solo di riscaldare la loro conduttura, i loro canali, ma di surriscaldare tutto l’ambiente. Se viene meno qualsiasi norma etica, qualsiasi dimensione umana, è un problema».
E la Chiesa? Le chiese si svuotano: cosa farne? Aprirle ad altri utilizzi, motore di un terzo settore che genera sviluppoumano?
«Quando ero studente di teologia a Milano si parlava delle nuove chiese nelle periferie, oggi il problema è chiuderle, soprattutto in centro.
Non è lecito mai dissacrare, è lecito desacralizzare. Ho presente una chiesa trasformata in gelateria… Ma ci sono chiese che diventano centri studi, che, come ha chiesto papa Francesco, vengono destinate ad accogliere gli immigrati, o pensiamo ancora a Santa Maria in Trastevere, dove ogni anno la comunità di Sant’Egidio organizza il pranzo di Natale per i poveri».
Sapeva che c’è un’app, Text with Jesus, che permette di parlare con Gesù, gli evangelisti, i profeti e anche con il diavolo? Un gioco, unablasfemia?
«Blasfemia è troppo. Mi sembra che ci sia un po’ di stupidità, e purtroppo qualche prete pensa che anche questo sia un modo di evangelizzare… D’altra parte mostra che il bisogno del trascendente è sempre insito alla creatura umana».
Uno dei pericoli segnalati anche dal Papa è che l’intelligenza artificiale venga usata per manipolare le elezioni: come vede l’ipotesi di una rielezione di Donald Trump?
«Quella che sembra il massimo della democraticità, l’espressione della volontà popolare, può invece essere sottoposta a un massimo di controllo. Le mega corporation, penso a Zuckerberg, a Elon Musk, possono manipolare e organizzare il consenso. Se a un certo momento un politico più che argomentare criticamente, attraverso questi canali tocca certi istinti “di pancia”, è vera democrazia questa?».
Elon Musk ha annunciato che Neuralink ha impiantato un microchip nel cervello di un paziente.
«La tradizione classica distingue tra cervello e mente, ora domina la visione fisicalista che riduce tutto a neuroni e sinapsi, considera il cervello un computer straordinario.
E l’io, la coscienza, la libertà, l’estetica, la volontà, l’anima? Steve Jobs diceva che è necessario un connubio tra la scienza e l’umanesimo, il suo modello era Leonardo da Vinci, “perché solo attraverso questo connubio siamo in grado di fare uscire un canto dal cuore”. Al di là dell’immagine un po’ nazional-popolare, dice una cosa vera: la tecnica procede in modo binario, vedi il caso Oppenheimer, ma è necessario che ci sia l’umanità, l’umanesimo».
Eminenza, rispetto all’intelligenza artificiale lei è apocalittico o integrato?
«Umberto Eco era un amico. Se sei veramente sapiente devi essere capace di stare in mezzo. Qualche volta sei un po’ integrato, qualche volta un po’ apocalittico, ma lo sforzo dovrebbe essere quello.
Filone di Alessandria amava definire il sapiente come colui che sta sulla frontiera. È difficilissimo, facile è stare di qua o di là: negare la scienza, i vaccini, il riscaldamento globale, o invece scivolare dentro, perché le grandi corporation ti dicono: “Non puoi farne a meno”, e alla fine sei circondato. Bisogna tentare sempre di stare in mezzo, questa è la grandezza della persona umana».