“Lei ignora la realtà” Ospedali e fabbriche nel tour di Schlein per sfidare la destra
Anche gli elettori Pd potranno scrivere solo “Elly” sulla scheda La leader prepara i manifesti col suo volto ma punterà tutto sulla difesa di sanità e salari
ROMA — Si potrà scrivere pure “Elly”, solo “Elly”, accanto al simbolo del Pd. Ma questo Schlein non lo dirà. Perché a differenza di Meloni, che con lo slogan «scrivete Giorgia» punta a personalizzare, a dire «sono una del popolo», ma soprattutto «FdI sono io», la leader dei democratici ha deciso di affidarsi a una narrazione diversa, per le Europee di giugno in cui, oltre agli equilibri nell’ex campo largo, ballerà anche la sua leadership. Dunque chi vorrà potrà annotare “Elly” nella casella delle preferenze. Ma non è una trovata elettorale. Semmai un tecnicismo: «Elly l’ha sempre fatto», racconta Igor Taruffi, il responsabile Organizzazione del partito, uomo- ticket della segretaria quando macinava preferenze in Emilia Romagna. Il motivo è chiaro: Schlein si chiama Elena Ethel, Elly è solo un soprannome. Ma visto che la chiamano tutti così – a parte il padre, per cui è da sempre solo «Elenina» – sugli elenchi che saranno affissi ai seggi si presenterà come «Elena Ethel Schlein, detta Elly». Così non rischierà di sciupare nemmeno un voto.
Ma appunto, raccontano i registi della sua corsa, non è una furberia elettorale. Perché dopo avere tentato di inserire il cognome nel simbolo, col placet di Stefano Bonaccini ma non del grosso del suo partito, subito tornato in modalità condominio bizzoso, Schlein correrà per Bruxelles provando a portare al centro, più che il suo brand, i temi che «Meloni seppellisce sotto un fiume di retorica, perché ha perso il contatto con la realtà», come ha commentato ieri, dopo il discorso della premier a Pescara. I temi sono soprattutto due: la sanità pubblica, «con le infinite liste d’attesa che si allungano per i tagli del governo», su cui ha appena presentato una proposta di legge a Montecitorio. E il salario minimo, l’unica battaglia che in questo primo scampolo di legislatura ha saldato tutta l’opposizione, da Calenda a Conte (tranne Renzi). Parlerà anche di transizione verde ed emergenza climatica, Schlein. E della riforma della Rai, contro la deriva di TeleMeloni, un dossier affidato al portavoce Flavio Alivernini, che quasi ogni giorno si scorna coi capataz della Tv di Stato affiliati a FdI.
Chi sta curando la campagna elettorale della segretaria del Pd programma allora visite a tappeto negli ospedali. Della serie: un comizio-un pronto soccorso. Un format testato da Schlein durante le Regionali in Abruzzo, quando i dirigenti nominati dal governatore meloniano Marco Marsilio la misero addirittura alla porta, all’ospedale di Popoli, perché infastiditi dal codazzo di telecamere e taccuini. Oltre al tour nella sanità disastrata dello Stivale, ci saranno le fabbriche. Fabbriche in crisi. Per far passare il messaggio che il suo è il «partito del lavoro», come qualche fedelissimo di Schlein, vedi il sindaco di Bologna Matteo Lepore, suggeriva di ribattezzare il Pd post-primarie. Idea che la leader ha prima accarezzato e poi accantonato anche perché, si è visto col fuoco incrociato sul suo cognome nel simbolo, mettere mano al logo è un’operazione delicata. E può diventare un boomerang.
Poi ci saranno i manifesti. Per ora sono stati stampati solo quelli del Pd. Senza Schlein, che formalmente non era ancora in corsa. Ma stamattina al Nazareno è in programma una riunione proprio su questo: i cartelloni 6×3 con la faccia della leader. Slogan: «L’Europa che vogliamo ». Ci sta già lavorando un pool di grafici e saranno distribuiti agli attacchini in tutta Italia, non solo nei due collegi dove Schlein si candiderà, al Centro e nelle Isole. «Perché alla fine è il marchio Elly che tira su il Pd», sostiene uno dei più ascoltati consiglieri della leader. Per la stessa ragione, Schlein comizierà dappertutto, non soltanto dov’è capolista. Sarà a Milano, con Alessandro Zan, a Bologna con Stefano Bonaccini, a Bari con Antonio Decaro, a Napoli con Lucia Annunziata. Ma niente camper con decalcomanie o pullman, o treni brandizzati alla Renzi. Comizi vecchio stile. L’obiettivo di fondo è polarizzare la sfida con Meloni. Ma senza personalizzare troppo, perché il Pd, a differenza dei Fratelli della premier, non è un partito caserma. Molto, in questa sfida, lo farà il duello tv. Schlein non ci ha rinunciato. «E siamo certi dicono al Nazareno, con una punta di malizia – che nemmeno Meloni si tirerà indietro».