Restano agli atti prodotti dal nucleo Pef della Finanza e dalla Squadra Mobile i fiumi di denaro e di favori ottenuti da Oddati, “spregiudicato esponente politico”, scrive il Gip di Napoli Antonio Baldassarre, “costantemente al soldo” di Musella, che lo accontentava in ogni cosa, lo farciva di contanti, gli regalava abiti di lusso, auto a noleggio, soggiorni alberghieri, lavori di ristrutturazione edile. Musella, una interdittiva antimafia perché già indagato nell’inchiesta sui rapporti tra la famiglia di Luigi ’a Purpetta Cesaro e il clan Puca di Sant’Antimo, un nipote prestanome per ripulire la Cytec, l’impresa lanciata alla conquista dell’appaltone, poteva vantare secondo il Gip anche “un contatto privilegiato” con il sindaco Pd di Pozzuoli Vincenzo Figliolia e così “si è rapidamente creato un solido e quanto mai coeso comitato di affari” pronto a mettere le mani sul Rione Terra. Le cimici piazzate nell’ufficio del primo cittadino, il trojan sul cellulare di Palmucci, le intercettazioni telefoniche e i pedinamenti hanno rivelato condotte “avvilenti”: Musella che ottiene la copia del bando prima della pubblicazione; Palmucci, presidente della commissione di gara nonostante una incompatibilità di legge, che lo incontra e ne recepisce le indicazioni; Figliolia che fa pressioni sulla commissione in favore di Musella per il quale “parteggiava in modo esagerato”, ottenendone in cambio l’assunzione in Cytec di personale da lui segnalato.
La gara che viene differita su indicazione di Musella che ha bisogno di tempo perché stenta a trovare “una società alberghiera con riconosciuta esperienza di livello internazionale” come richiesto dal bando, nonostante i buoni uffici di Oddati che lo aveva messo in contatto con Palmucci: Marriot e Hilton si defilano al sentore che qualcosa puzza e Musella chiuderà un accordo Ati con il gruppo Radisson. E infine, quando Musella e company risultano solo secondi all’esito provvisorio della gara, scatta una sorta di panico e si mette in moto un’altra macchina. Avviata da Musella che avrebbe indicato personalmente la società di revisione che avrebbe dovuto smontare l’offerta in quel momento avanti.
È tutto nell’ordinanza che l’emendamento Costa vorrebbe impedire di rendere pubblica: 300 pagine che sintetizzano le accuse della Procura di Nicola Gratteri nei confronti di 11 indagati a vario titolo di corruzione, turbativa d’asta, traffico di influenze illecite, rivelazione di segreto, associazione a delinquere. Compaiono, colpiti dall’obbligo di firma, l’ex consigliere provinciale Pd di Taranto Luciano Santoro e l’ex capogruppo Pd in Calabria Sebastiano Romeo, ci sono tracce dei loro contatti – e dei presunti favori ricevuti – con Oddati e Musella. Eccone qualche virgolettato che non vorrebbero farvi leggere: l’inchiesta, si legge, riguarda “corruttele variamente determinate e un disinvolto e talvolta sfacciato abuso dei poteri e dei compiti di cui sono titolari a vario titolo pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio, oltre a un altrettanto smodato ricorso a forme di pressione esercitate in nome di un potere politico malamente inteso, non già quale rappresentazione e mediazione delle istanze della popolazione per il governo della cosa pubblica, ma solo come forma di gestione di opportunità personali finalizzate al lucro proprio”. E si capisce perché certa politica vorrebbe obbligarci ai riassunti.