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SIENA
Ci sono delle parole che diventano tormentoni, come le canzoni dell’estate. Temperatura percepita, vittimizzazione secondaria, sentiment, sono alcuni esempi di riflessi pavloviani che scattano quando si prova a sintetizzare un concetto. Il nuovo tormentone per aziende dei servizi, demografi, amministratori e sociologi è ’aree interne’. Non è un termine innocuo. E’ un nuovo spettro che si aggira per l’Italia e per questa provincia, è il simbolo del declino demografico e di una marginalità che ha il sapore di una condanna per intere porzioni di territorio.Oltre il 58% della superficie dell’Italia è ’area interna’, Comuni scarsamente popolati, con tanti residenti anziani sparsi su un territorio esteso. Nella mappa del Paese sul declino demografico, la provincia di Siena è colorata di arancio-rosso, rientra tra le aree interne a rischio spopolamento. La sua è tra le situazioni più critiche al centro nord. Silvio Franceschelli, da sindaco di Montalcino, conosce bene i contorni del fenomeno. E da senatore Pd sta cercando soluzioni per provare ad arginarlo.«Stiamo preparando un disegno di legge che comprende vari temi, dalle infrastrutture digitali alla fuga dai borghi. Il tema delle aree interne è molto citato – afferma Franceschelli – ma poi non viene accompagnato da provvedimenti conseguenti».Il punto cruciale è questo. Quali sarebbero i comportamenti da adottare?«Per far rimanere le persone nelle aree interne, in piccoli Comuni che si spopolano progressivamente, devi fornire loro lavoro e servizi. Il lavoro si può trovare anche in agricoltura. Da sindaco di Montalcino conosco perfettamente il valore delle aziende agricole. Ma le infrastrutture digitali servono proprio alle aziende del vino per trovare nuovi mercati e conservare quelli che hanno già».Non bastano certo solo le reti o la fibra ottica?«Assolutamente no. Se pensiamo ai trasporti pubblici, le aziende che gestiscono il servizio guardano ai bacini di utenza, al numero di viaggiatori e su questo calibrano le corse degli autobus o dei treni. Abitare e studiare in Valdichiana non è uguale ad abitare sull’Amiata o in Valdorcia. Più ci si allontana dalle grandi vie di comunicazione, peggiore è la situazione».Questo incide anche sullo spopolamento dei Comuni?«Il calo demografico in Italia in alcune aree interne si unisce al peso insostenibile del turismo in determinati periodi dell’anno. Un consumo abitativo fuori controllo fa schizzare i prezzi in alto. E per i residenti è dura».Se guardiamo agli altri servizi, come quelli idrici, servire una provincia con 58 abitanti in media per kmq è molto più costoso che servirne una con 200, la media italiana…«Per questo serve un sostegno nazionale, una ripartizione diversa dei fondi tra i Comuni. Non si può guardare solo al numero degli abitanti per dividere le risorse pubbliche. Abbiamo troppe politiche e strategie economiche parametrate solo alla popolazione e pochissime collegate alla densità abitativa e alla superficie di un Comune».E’ il parametro più pesante per il Senese, c’è anche Montalcino in fondo alla classifica.«Siamo tra i Comuni più vasti e con meno abitanti. In provincia sono tanti con meno di 10 residenti per kmq. I gestori dei servizi pianificano in base agli abitanti. Devono avere più potere i Comuni per obbligare un gestore telefonico che vuole mettere un’antenna a Montalcino, a impiantarne una anche a Montisi. Lavorare sulle aree interne significa prevedere fondi aggiuntivi per servizi a domanda individuale che non sono renumerativi».Qual è il fulcro del disegno di legge?«Pari diritti a tutti i cittadini, fondi aggiuntivi per le aree interne, obbligo di prevedere servizi non renumerativi in tutti i bandi di gara, dai trasporti alla gestione dei musei. Tutte misure per riequilibrare servizi e diritti. Vale anche per i treni ad alta velocità: la fermata a Firenze è redditizia, quella di Chiusi no. Ma il gestore deve prevedere treni anche per Chiusi». Il peso dei turisti?«Possono aumentare l’attrattività delle aree interne e spingere i gestori a migliorare i servizi. Come il disegno di legge, le proposte, servono per mettere un tema al centro del dibattito».1/ continua