Mobilità urbana: taxi, la corsa delle regole
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20 Luglio 2022“Arrivare a fine mese è sempre più difficile i prezzi non scendono, l’autunno sarà nero”
Francesco Pugliese L’amministratore delegato di Conad: “Temo tensioni sociali”
GIUSEPPE BOTTERO
«Si sono illusi in troppi. La frenata c’è, e si sente. D’altronde con un tasso di inflazione del 6,5% non potrebbe essere altrimenti: stiamo già vendendo meno, e il carrello della spesa si sta impoverendo». Francesco Pugliese ha perso l’ottimismo. «Soprattutto alla fine del mese, iniziamo a registrare un calo di vendite. L’industria e la distribuzione sono state responsabili e non hanno scaricato i costi sui clienti. Adesso però non ce la facciamo più» dice l’amministratore delegato di Conad.
Pugliese, quando si fermerà la corsa dei prezzi?
«Per rispondere ci vorrebbe la sfera magica ma credo che l’inflazione salirà oltre il 10%. Il raccolto dei cereali sta avendo molte difficoltà, per quanto riguarda l’energia, ormai, il tema non è più pagarla tanto ma sperare di averla».
Eppure l’estate del turismo regge…
«Ma i conti li faremo in autunno. Alcuni comparti stanno già soffrendo, a partire dall’abbigliamento. Si taglia tutto ciò che è accessorio. C’è un problema di fiducia, e la crisi di governo non aiuta. L’instabilità fa fermare chiunque».
Se il governo andrà avanti da dove dovrà ripartire?
«Dalla riduzione del cuneo fiscale, in particolar modo per chi ha redditi sotto i 45 mila euro. In questo Paese il 70% degli stipendi è sotto i 1500 euro al mese, l’impatto dell’inflazione è enorme. Va benissimo applaudire ai risultati dell’export e della produzione industriale ma in Italia la crescita è garantita dai consumi. Staremo bene fino a settembre, e sarà grazie al turismo. Poi, lo ribadisco, sarà dura».
Rischiamo tensioni sociali?
«Mi auguro di no».
Torniamo al commercio. Come state affrontando l’ondata di rincari?
«Abbiamo puntato sul private label, vale il 33% delle nostre vendite. Non siamo noi a spingere, ma i consumatori che si orientano su una serie di prodotti su cui abbiamo tenuto fermi i prezzi. È stata una delle nostre prime richieste all’esecutivo: individuare una serie di categorie essenziali e tagliare l’Iva, anche in modo provvisorio».
C’è pericolo di guerra tra produttori e distributori?
«Non credo le industrie si mettano a sfidarsi in una situazione del genere, nessuno di noi è in condizioni di ammazzare il mercato e spazzare via i concorrenti. Anzi, mi preme sottolineare che nelle discussioni tra produttori e distribuzione vedo un senso di comunità. Siamo tutti sulla stessa barca».
Ma le persone non stanno spostando i consumi verso o discount?
«Guardi, per loro l’inflazione è ancora più severa. Ma è dura per tutti. Agli ultimi bilanci, la profittabilità media si attestava all’1,5%, se calcola che l’energia incide per un 1,3% e l’incremento dei costi per un altro 2% può immaginare come stiamo».
A che cosa ci si aggrappa per sperare?
«Uno dei primi punti è l’attuazione del Pnnr, ma se quel flusso di denaro si blocca siamo finiti. Poi è bisogna ripensare la contrattazione: molti degli accordi sono vecchi di vent’anni, non rispecchiano le esigenze di oggi: servono più flessibilità e produttività. Le imprese devono condividere ricchezza e non spartire povertà».