Conti da record per le banche. Ma il futuro non è solo rosa
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12 Febbraio 2024Il blog dell’Eretico di Siena ha appena rivendicato il proprio coraggio nel richiedere che finalmente venga rimosso lo striscione del vicolo del Monte Pio in cui si reclama giustizia per la morte di David Rossi. Dopo 11 anni, egli afferma, è ora di mettersi il cuore in pace, di cessare di illudersi che possa emergere una realtà diversa rispetto a quella ufficiale e che bisogna smetterla di offrire ai turisti un’immagine fastidiosa che meriterebbe le azioni di contrasto adottate dal sindaco di Avetrana. Sparisca allora, finalmente, quella visibile testimonianza di un dolore che non trova pace non solo per i familiari e di un dubbio irrisolto per tanti italiani.
Io la penso diversamente, ma invidio l’Eretico che, sulla fine volontaria del nostro concittadino, può affermare certezze incontrovertibili su una vicenda su cui nemmeno le indagini parlamentari hanno finora fornito delle considerazioni conclusive. Infatti, per quanto ho potuto approfondire dalle lettura di numerose pubblicazioni e dai tanti servizi televisivi sulle reti nazionali, non mi sembra che la scomparsa di David si possa tranquillamente archiviare come volontaria e non vedo quali dei “concreti interessi” paventati dall’Eretico possano avere quelli che la pensano come me.
Capisco che il decorso del tempo, quegli 11 anni che il blog cita per caldeggiare la sua azione di repulisti, possa innervosire chi preferisce i colpi di spugna, ma la storia del nostro Paese ci insegna che i misteri complessi (Ustica, le stragi di stato, le scomparse irrisolte, i grandi misteri del terrorismo e della finanza) possono trascinarsi per diversi decenni senza mai essere sottratti all’attenzione pubblica. Ed il caso di David Rossi, sia che la morte sia stata volontaria che procurata, è in ogni caso un evento tragico all’interno di una drammatica vicenda che ha distrutto la principale ricchezza della città, ha strangolato centinaia di migliaia di risparmiatori, ha gravato pesantemente sulle finanze pubbliche e quindi su noi tutti, senza che finora siano state attribuite le responsabilità. Forse, devo pensare, è proprio in quest’ambito che vi siano “concreti interessi” a lasciare nell’ombra la fine del dirigente senese.
Devo poi notare che l’iniziativa del blog si muove in contro tendenza rispetto ad una società che, senza farsi condizionare dalle possibili degenerazioni di un turismo malato, non esita a moltiplicare i luoghi ed i modi per coltivare il ricordo delle tragedie di interesse generale, tanto più quando non ne sono state pienamente chiarite le responsabilità. E’ ciò che sta avvenendo in questi giorni con l’impegno a istituire a Roma il Museo del Ricordo delle Foibe e con l’istituzione del giardino della memoria di Via d’Amelio, che sono soltanto il seguito di mille altre iniziative di impegno civile come l’albero di Falcone, il binario 21 della stazione centrale di Milano, il moltiplicarsi delle pietre d’inciampo, le targhe disseminate nel Paese che ricordano i troppi luoghi di massacri o di drammatici sacrifici individuali.
Devo confessare, vergognandomene, che più di trent’anni fa, quando un amico mi parlò di un viaggio che aveva fatto al campo di Dachau, lo ascoltai quasi con fastidio pensando di trovarmi di fronte ad una forma di “turismo macabro”. Ma qualche anno dopo è bastata una visita a Mauthausen a farmi cambiare dolorosamente idea e a farmi imboccare una strada, che ancora percorro, di ricerca di consapevolezza su quali orrori, quali delitti, l’uomo possa nascondere.
Ed è forse qui che sta il principale motivo della mia replica all’Eretico. Da un uomo di cultura, che insegna ai giovani, che è responsabile della biblioteca cittadina, che pratica l’informazione sui nuovi media, mi aspetterei più rigore ed una maggiore cautela per le sensibilità che può colpire con affermazioni che reputo avventate. Dal canto mio, quando passo di fronte al Monte Pio, non trovo comitive intente a scattare selfie, ma vedo un luogo appartato e quel mazzo di fiori che ogni giorno testimonia una sofferenza familiare che merita almeno un rispettoso silenzio.
(riceviamo e pubblichiamo)