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L’Europa alle urne
Vienna
Vittoria sì, ma forse di Pirro. Man mano che le ore passano dalla domenica elettorale austriaca che ha sancito il trionfo dell’estrema destra dei liberalnazionali (Fpö), la domanda più pressante in Austria è la futura coalizione di governo. E l’impressione crescente è che il trionfatore, il leader Fpö Herbert Kickl, proprio per via delle sue posizioni particolarmente estreme, sia isolato. «Trionfatore. E ora?, titola in prima pagina il quotidiano di Vienna Kurier (vicino ai popolari dell’Övp), con una grande foto di Kickl. Da questa settimana, dichiara il leader Fpö in un comizio con i suoi sostenitori, «ci avvieremo a trasformare il 29% in una realtà politica in questo Paese». Perché, aggiunge, «abbiamo spalancato una porta verso una nuova era». Indubbiamente, è un fatto storico e senza precedenti che questo partito abbia raggiunto il primo posto (con il 29,21%, record assoluto), evento ovviamente salutato con entusiasmo dal premier ungherese Viktor Orbán, da Marine Le Pen in Francia, dal leader della destra xenofoba al governo in Olanda, Geert Wilders. Al contrario, l’Övp del cancelliere Karl Nehammer ha perso ben dieci punti per fermarsi al 26,48%. Terzi i socialdemocratici (Spö) con 21,05% (più o meno come cinque anni fa, con il peggior risultato del Dopoguerra), poi ci sono i Liberali di Neos (8,96%) e i Verdi, finora al governo con Nehammer, crollati di cinque punti fermandosi all’8,03%. I record più elevati per l’estrema destra sono nelle campagne e nei piccoli centri (soprattutto in Carinzia e Stiria), mentre le grandi città hanno avuto orientamenti ben diversi. A Vienna la Spö ha guadagnato punti, confermandosi primo partito con il 29,89%, anche se i liberalnazionali (21,16%) sono al secondo
posto. Kickl nei dibattiti televisivi ha parlato di «mano tesa» verso ogni forza politica «democraticamente eletta», solo che intorno a lui è il vuoto. Proprio i suoi toni esasperati contro i migranti e l’Europa, la richiesta di una « Fortezza Austria», l’antieuropeismo, la smaccata vicinanza a Vladimir Putin e Orbán lo hanno reso impresentabile come partner anche per i Popolari, che pure hanno già governato due volte con l’estrema destra. Tanto che il cancelliere dopo il voto ha ribadito il suo no a una coalizione con Kickl. «Quello che abbiamo detto prima del voto vale anche dopo il voto», ha dichiarato, anche se non esclude una coalizione con la Fpö senza Kickl, il che per ora è impensabile per i liberalnazionali. Tutti guardano al presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen, che tempo fa aveva escluso un incarico di governo a Kickl. Domenica ha esortato i partiti ad «avvicinarsi per trovare soluzioni». Promettendo al contempo di impegnarsi a «garantire che i pilastri fondamentali della democrazia siano rispettati quando si forma un governo», citando i diritti delle minoranze, lo Stato di diritto, l’indipendenza dei media, l’adesione all’Ue, tutti i punti critici della Fpö.
Una cosa è chiara: i Popolari sanno che comunque saranno parte del futuro governo austriaco. Sono in tanti a scommettere che Nehammer resterà cancelliere alleandosi con i Socialdemocratici (sarebbe una riedizione della grande coalizione austriaca), con l’aggiunta probabilmente dei liberali di Neos. « È uno dei paradossi di questo voto – commenta Raimund Löw, uno dei volti storici dell’Orf (la tv di Stato austriaca), saggista e scrittore – proprio l’avanzata dell’estrema destra con Kickl potrebbe riportare al governo i socialdemocratici». Insomma, il timore di tanti capitali e di Bruxelles di vedere l’Austria aggiungersi alle capitali ribelli, dopo Budapest, Bratislava, L’Aja, potrebbe – per ora – sfumare. Potrà volerci tempo per saperne di più.