Essere Fagioli
19 Ottobre 2023John Cage’s 4’33”
19 Ottobre 2023TOP NEWS ITALIA: B.Mps, il dossier che Visco non è riuscito a chiudere
ROMA (MF-NW)–Sulla crisi di B.Mps “ci sarà il momento, ma non è questa la sede, di fare una riflessione. Di certo c’è stato l’impegno della vigilanza”. Durante l’intervento al comitato esecutivo dell’Abi, prima della scadenza del suo secondo mandato a fine ottobre, il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha ripercorso i suoi 12 anni alla guida dell’istituto con i banchieri riuniti a palazzo Altieri. Parlando delle crisi bancarie, Visco ha dissertato proprio sulla vicenda Monte Paschi di Siena, che lo ha accompagnato fin dal suo arrivo a Via Nazionale.
GRANDE IMPEGNO DELLA VIGILANZA
Nelle sue parole non una valutazione dettagliata, ma un rimando a quanto è stato fatto, soprattutto al grande lavoro svolto dalla vigilanza. “Come mia prima azione da governatore volli vedere la
situazione delle aziende di credito, chiamai gli ispettori” che stavano
lavorando su Mps e “dopo prendemmo la decisione di convocare il presidente e il direttore generale discutendo la gravitá delle questioni. Poi è successo quello che è successo”, ha proseguito Visco sottolineando
“l’impegno della vigilanza 24 ore su 24 che svolge un servizio per la
collettività”. La crisi del Monte, insieme al fallimento delle 4 banche del Centro (Etruria, Ferrara, Chieti e Banca Marche) è stata motivo di grandi tensioni con Matteo Renzi, che volle una commissione di inchiesta sulle banche per cercare di far emergere le responsabilità per le crisi bancarie iniziate nel 2015.
L’INIZIO DELLA CRISI
La crisi di Mps può essere ricondotta al 2007, quando il Monte ha acquistato Antonveneta dal Banco Santander pagandola 10,3 mld. Solo pochi mesi prima gli spagnoli se l’erano assicurata per 6,6 milardi. Nel 2008 la Banca d’Italia ha cominciato ad approfondire il Fresh, lo strumento finanziario che ha accompagnato l’aumento di capitale per rilevare Antonveneta. Nel 2009 è stato deciso di vendere a Nomura i titoli Alexandria che stavano provocando ingenti perdite. Operazioni che evidentemente hanno suscitato qualche perplessitá visto che Bankitalia ha intensificato l’attività di vigilanza, avviando nel 2010 una prima ispezione a Siena che si è conclusa con la richiesta di un aumento di capitale. A ottobre è scattato il ‘commissariamento dolce’ con la richiesta di aggiornamenti quotidiana della liquidità.
LA FONDAZIONE MPS
La crisi del Monte ha cambiato il ruolo della Fondazione Mps, fino a quel momento azionista di peso della banca. Nel 2011, a luglio, l’ente senese ha sottoscritto pro-quota l’aumento di capitale da 2 miliardi di euro. Intanto era arrivata la crisi del debito sovrano e via Nazionale aveva fatto partire la seconda ispezione che aveva portato alla richiesta di discontinuitá della governance. A novembre la Fondazione Mps ha un
miliardo di debiti con le banche che hanno finanziato l’acquisto di
Antonveneta. Per trovare un accordo è stata costretta a vendere diversi asset tra cui il 15% della banca. Nel corso del 2012 scende al 33% (nel 2007 era al 56%).
L’ADDIO DI MUSSARI
Precipitano anche i conti della banca che chiude il 2011 con una
maxi-perdita di 4,69 miliardi. Ad aprile Giuseppe Mussari lascia la
presidenza, al suo posto arriva Alessandro Profumo. A maggio la Procura di Siena apre un’inchiesta sul caso Antonveneta. Iniziano i guai giudiziari per gli ex vertici. Su parte della vicenda solo pochi giorni fa ha scritto la parola fine la Corte di Cassazione, assolvendo in via definitiva Mussari e l’ex dg del Monte, Giuseppe Vigni.
GLI AUMENTI DI CAPITALE
Ora il futuro della banca è ancora tutto da scrivere. Passata negli ultimi 12 anni da più crisi tamponate con diversi aumenti di capitale
fino a quello del 2015 di 3 miliardi, con il quale il Tesoro è diventato
azionista della banca come pagamento degli interessi da 243 milioni di
euro per i Monti bond acquistati dalla banca. Nel 2016 un altro intervento del governo salva il Monte con 5,4 miliardi (di cui 1,5 di rimborso agli obbligazionisti) nell’ambito del decreto Salvabanche da 20 miliardi di euro. Nel 2017 a luglio la Commissione europea dá il via libera all’intervento dello Stato nel capitale di Mps. La banca chiude i bilanci del suo primo anno di normalizzazione in rosso di 3,5 miliardi di euro. L’anno dopo torna in utile per 279 milioni.
OGGI VOLA VERSO UTILE DA 1 MILIARDO E CERCA PARTNER
Adesso la banca guidata dall’ad Luigi Lovaglio, dopo l’ultimo aumento di capitale da 2,5 mld e l’uscita di quasi 4.500 dipendenti, si appresta a chiudere l’anno con un utile vicino al miliardo. Il Tesoro intanto ha
aperto la caccia agli advisor che dovranno supportarlo nella vendita della quota del Monte. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha detto che il 2024 potrebbe essere l’anno buono per la privatizzazione del Monte. Pur ribadendo che lo Stato venderá la sua quota al momento opportuno. L’obiettivo è trovare un partner per Mps. Ma non sará Visco a firmare quell’autorizzazione.
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