sandra riccio
Torna la paura sui mercati. Ancora per l’allarme banche. Ieri i titoli del settore si sono mossi in deciso ribasso e hanno appesantito l’andamento delle piazze finanziarie. A risvegliare l’attenzione sul comparto sono state le nuove incertezze che si stanno materializzando all’orizzonte degli istituti americani dopo la crisi bancaria di marzo.
Cosa è successo? L’americana First Republic Bank ha pubblicato i dati del trimestre e i numeri hanno rivelato una fuga di massa dai depositi che in poche settimane si sono più che dimezzati: allarmati dalla grande crisi bancaria delle scorse settimane, i clienti hanno spostato i capitali verso i fondi del mercato monetario che offrono rendimenti più elevati o verso i grandi istituti così detti «too big to fail». Così in poco tempo l’istituto di credito statunitense si è ritrovato con oltre 100 miliardi di dollari di depositi in meno. Nel primo trimestre ha registrato un utile netto di 269 milioni di dollari, in calo rispetto ai 386 milioni del quarto trimestre del 2022 e ai 401 milioni registrati nello stesso periodo un anno fa. Ieri in Borsa un crollo del 49,37 per cento.
Adesso gli analisti di Wall Street vedono un futuro in salita per Frb e temono altri scossoni in arrivo dopo che il mese scorso il fallimento di due banche statunitensi (Signature e Silicon Valley Bank) ha creato la più grande crisi dal 2008 e problemi di liquidità in una serie di istituti di credito regionali. In quei giorni First Republic Bank era in cima alla lista delle banche candidate a saltare in aria. Inutilmente undici banche americane, tra cui Jp Morgan e Goldman Sachs, sono scese in campo per blindare l’istituto con una iniezione di liquidità da 30 miliardi di dollari.
Con i dati sulla maxi fuga dai depositi è tornata la paura. «Non credo che ci siano i presupposti per una nuova crisi bancaria – dice George Simmons, senior portfolio manager di Decalia -. La maggior parte delle banche più importanti ha dimostrato, con i loro recenti utili, che i timori di marzo erano un po’ esagerati. Rimane comunque l’interrogativo su Frc perché nonostante il maxi finanziamento da parte delle altre banche di Wall Street la situazione appare ancora desolante».
A preoccupare non sono solo gli Stati Uniti. Ad appesantire il clima sul comparto del credito sono state anche le notizie arrivate ieri dal fronte europeo relative al dimezzamento degli utili di Ubs, che si prepara ad assorbire l’ex rivale Credit Suisse.
Un faro potrebbe così aprirsi anche sulle banche europee. Ieri tuttavia rassicurazioni sono arrivate dal presidente del consiglio di sorveglianza della Bce, Andrea Enria, nel corso di un webinar sulla stabilità bancaria nell’Eurozona: «Ci sono aree in cui potrebbero servire una revisione e una migliore definizione dei requisiti ma il nostro framework ha dimostrato di essere robusto. Non vediamo elementi di contagio tra Usa e Europa», ha dichiarato Enria, che però ha aggiunto: «La Bce e l’Eba stanno chiedendo alle banche europee maggiori informazioni riguardo alle possibili perdite sul portafoglio dei bond a causa del rialzo dei tassi. Non abbiamo informazioni molto dettagliate sulla pratiche di hedging delle banche su questo tipo di attivi. I nuovi dati permetteranno ai regolatori un quadro più preciso anche in vista degli stress test di quest’anno».
Nel frattempo l’attenzione si sta concentrando sulla prossima riunione della Banca centrale europea e cresce l’ipotesi di un nuovo rialzo dei tassi ad opera dell’Istituto centrale al prossimo vertice del 4 maggio anche se la sua entità potrebbe ridursi a 25 punti. L’aumento dei tassi ha «effetti positivi sugli utili. Ci sono ovviamente questioni che emergono sulla asset quality ma in genere prevalgono gli effetti positivi sugli utili», ha detto Enria.
Intanto ieri l’indice delle banche europee Euro Stoxx Banks è sceso di quasi tre punti percentuali. Male ha fatto Piazza Affari con il barometro Ftse Mib che ha archiviato le contrattazioni in calo dell’1%. In rosso hanno chiuso anche l’Ibex35 di Madrid (-1,2%), il Cac40 di Parigi (-0,6%) e il Ftse100 di Londra (-0,3%). Ha resistito alle vendite soltanto il Dax di Francoforte in lieve guadagno dello 0,1%.