Pino Di Blasio
ROMA
La crisi degli elettrodomestici, il crepuscolo del bianco, ha fatto calare il grande gelo su un settore produttivo, capitolo cruciale dell’industria tricolore, con tante fabbriche e marchi storici – anche europei – ormai cancellati. Al tavolo del ministero delle Imprese e del Made in Italy i manager italiani di Beko Europe (l’ad turco Balcioglu non c’era, così come non c’era il ministro Adolfo Urso ma la sottosegretaria Fausta Bergamotto), hanno presentato il piano industriale per tappare le falle aperte dal collasso delle vendite di frigoriferi, congelatori, lavatrici e asciugatrici con marchi occidentali, quote di mercato di milioni di pezzi passate ai produttori cinesi.
La proposta Beko prevede la chiusura degli stabilimenti di Siena (299 dipendenti che producono congelatori), di Comunanza in provincia di Ascoli Piceno (320 dipendenti che fanno lavatrici) e il ridimensionamento di uno dei tre poli produttivi di Cassinetta, Varese (940 dipendenti per la produzione di frigoriferi, il piano prevede il taglio di 540 posti). In più il taglio di 678 ‘colletti bianchi’, quasi la metà dei 1.500 amministrativi e dirigenti di Beko Europe in Italia, oltre a 60 posti di lavoro cancellati a Melano, vicino Fabriano, e 40 a Carinaro, provincia di Caserta.
Un piano che prevede il taglio di quasi 2.000 posti di lavoro (1.929 per essere precisi) su 4.600 totali. Lo scenario peggiore disegnato alla vigilia da sindacati e istituzioni, in particolare a Siena. Lo stabilimento in viale Toselli nella città del Palio è l’anello più ‘debole’ della catena della joint venture tra Arcelik e Whirlpool. Non solo perché produce congelatori orizzontali, elettrodomestico sempre meno richiesto e a basso tasso di innovazione, ma anche perché quella fabbrica è in affitto. E Beko pagherebbe un canone da 1 milione e 800mila euro a una società immobiliare, che ha acquisito il patrimonio edilizio della Sansedoni, braccio immobiliare della Fondazione Monte dei Paschi.
La multinazionale a guida turca ha reso meno drastica la richiesta di tagli e chiusure, concedendo tempo all’accordo di reindustrializzazione sui poli di Siena e Comunanza, da firmare con governo e sindacati. La chiusura e i licenziamenti non sarebbero immediati, l’azienda si è impegnata «a mantenere le produzioni attive e ad assorbire le perdite significative dei poli di Siena, Comunanza e Cassinetta fino al 31 dicembre 2025». Governo e istituzioni hanno 13 mesi per cercare nuovi partner industriali o destinazioni alternative. Ma la concessione è un palliativo che non sgombra nessuna nube da un orizzonte fosco.
I sindacati hanno reagito con veemenza all’annuncio di chiusure di stabilimenti e di 2mila esuberi. Innanzitutto chiedendo di non mettere date limite alla reindustrializzazione, poi spronando il Governo ad esercitare quella ‘golden power’ sbandierata alla vigilia dal ministro Adolfo Urso. «Su Beko abbiamo esercitato la golden power per il mantenimento degli stabilimenti e dei livelli occupazionali. Il fatto stesso – aveva detto Urso all’assemblea di Ance giovani – che in questi mesi Beko abbia annunciato la chiusura di altri stabilimenti in Europa, mentre in Italia sono al tavolo di confronto con i sindacati e con le regioni, garantito e presieduto dal Ministero, ci deve dare più serenità». «Non condividiamo e non possiamo accettare il piano presentato oggi dai vertici di Beko Europe. Faremo rispettare la golden power, che per noi significa tutelare l’occupazione – ha detto ieri il sottosegretario Fausta Bergamotto dopo il piano illustrato dal Gruppo -. Non accetteremo conclusioni che non siano condivise con i sindacati, eserciteremo ogni tipo di azione possibile affinché la proprietà cambi strategia e, se necessario, ricorreremo anche all’azionista di riferimento per chiedere il rispetto degli interessi del nostro Paese».
Sono scattate le prime proteste: a Siena lavoratori in presidio permanente davanti alla fabbrica, sit in e manifestazioni in tutte le sedi. La trattativa al tavolo ministeriale con azienda e sindacati ripartirà il 10 dicembre alle 14. Dalla Regione Toscana alla Provincia, tutti contro gli esuberi e la chiusura annunciata dello stabilimento. Il sindaco di Siena Nicoletta Fabio ha dichiarato: «Raddoppieremo gli sforzi per ottenere garanzie concrete e obbligare l’azienda a una reindustrializzazione in grado di riassorbire i 299 lavoratori di Beko».