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La vertenza Beko continua a trascinarsi nel silenzio generale, mentre lo stabilimento di Siena resta sospeso tra promesse non mantenute e un futuro ancora tutto da scrivere. Dopo l’accordo firmato al Ministero, si attendeva un’accelerazione: l’attivazione degli ammortizzatori sociali, l’avvio delle buonuscite, una prospettiva concreta di reindustrializzazione. Nulla di tutto questo si è ancora realizzato.
Il decreto attuativo che dovrebbe garantire la copertura economica per il biennio 2026–2027 è fermo, mentre gli incentivi all’esodo restano in una fase preliminare. Intanto si continua a insistere sul fatto che gli ammortizzatori non devono preludere alla chiusura, ma accompagnare una continuità produttiva. È questo il punto politico decisivo: quale futuro industriale immaginiamo per Siena?
La reindustrializzazione del sito di viale Toselli non può essere solo uno slogan. A oggi mancano notizie ufficiali su nuovi investitori e piani concreti. Il rischio è che tutto si risolva in un’uscita ordinata, ma senza futuro. È inaccettabile che, dopo il disimpegno della multinazionale, le istituzioni si limitino a osservare. Serve una regia pubblica, forte, determinata. E questa responsabilità ricade non solo sul Governo, ma anche su Regione, Comune e Provincia, che devono agire in modo coordinato e incisivo.
La vertenza Beko è un banco di prova per tutti: per la politica industriale, per la credibilità della transizione produttiva, per la coesione sociale del territorio.