
Retromarcia su Roma
12 Novembre 2025
One Nation Under A Groove – Funkadelic
12 Novembre 2025
La nomina di Simone Bezzini a presidente del gruppo consiliare del Partito Democratico in Consiglio regionale è arrivata con voto unanime, ma al termine di un percorso tutt’altro che semplice.
Per molti osservatori si tratta di un esito annunciato, ma anche del segno di una partita tutta giocata dentro il Pd, dove gli equilibri territoriali e le scelte personali si sono intrecciati fino all’ultimo giorno.
Qualcuno lo aveva previsto: dopo le tensioni sulle liste, con Marras e Bezzini entrambi in bilico, il primo è stato confermato in Giunta quasi per continuità, mentre il secondo ha dovuto “guadagnarsi” la propria collocazione politica. L’esclusione di Bezzini dal governo regionale, infatti, ha lasciato il segno in un’area – quella senese – che ha contribuito in modo determinante al risultato del centrosinistra e che oggi rivendica maggiore peso e considerazione.
Lo stesso segretario regionale Andrea Valenti lo ha fatto capire con chiarezza: «Avevamo auspicato un ruolo di governo, che ritenevamo doveroso. Accogliamo con favore questo primo passo nel segno del merito e del riconoscimento del lavoro svolto».
Parole che, dietro la forma, contengono la sostanza di un messaggio politico preciso: Siena non si accontenta di un ruolo simbolico.
La presidenza del gruppo Pd è un incarico di prestigio, ma non sostituisce la presenza in Giunta. È un segnale importante, ma parziale, che riconosce la qualità politica di Bezzini e al tempo stesso mette in luce la necessità di riequilibrare il rapporto tra Firenze e i territori.
Il messaggio che arriva da questa nomina è chiaro: Siena resta un punto fermo del Pd toscano, ma chiede di essere parte delle scelte e non solo destinataria di compensazioni.





