Da Andrea Purgatori a Hollywood
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21 Luglio 2023BUONGIORNO
di Mattia Feltri
Bisogna essere molto contenti per la grazia concessa dal presidente egiziano al Sisi a Patrick Zaki. Bisogna essere molto contenti che il suo futuro sarà qui in Italia e bisognerebbe, non soltanto a destra, essere riconoscenti per il ruolo necessariamente ricoperto dal governo di Giorgia Meloni, ma forse chiedo troppo. Bisognerebbe non dimenticarsi – lo ha scritto qui ieri Francesca Paci – di Alaa Abd al-Fattah, il blogger rinchiuso nelle carceri egiziane da quattro anni per aver partecipato a manifestazioni di protesta e pertanto dichiarato terrorista, torturato, mai più rilasciato. Bisognerebbe insistere un po’, almeno un po’, nell’indagare e nello scrivere dei sessantamila dissidenti reclusi in Egitto, come ha dettagliato un report di Human Rights Watch. Bisognerebbe raccontare ogni tanto dei dissidenti scappati all’estero, rintracciati dai servizi segreti, sequestrati, riportati in patria e messi in galera. Bisognerebbe raccontare dei padri, delle madri, dei mariti, delle mogli, dei figli dei dissidenti arrestati per la colpa di essere imparentati coi nemici del regime. Bisognerebbe, senza isterie, come fanno gli Stati Uniti con qualche successo, preservare gli interessi economici in Egitto e farli pesare per ricavarne qualche scarcerazione. Bisognerebbe farlo anche per i ragazzi iraniani, le donne afghane, per le vittime delle tante dittature con cui tocca avere rapporti. Bisognerebbe che oggi tutti i sostenitori di Zaki dicessero una parola per Alexey Navalny, l’oppositore di Vladimir Putin già condannato a nove anni di colonia penale severa, e per il quale ieri ne sono stati chiesti altri venti.