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12 Giugno 2023Dopo il voto, quel che resta della sinistra in Toscana
Il gioco delle bandierine da piantare in tivvù, per fortuna, non è più trendy. Ma se ancora lo fosse stato, in occasione dell’ultima tornata delle amministrative, avremmo avuto una Toscana punteggiata di blu. E avremmo visto sprazzi di rosso solo a Firenze e Livorno, forse soltanto perché lì non si votava. L’onda di centro destra ha mutato il volto di una regione che storicamente ha rappresentato uno dei punti alti dell’amministrazione della sinistra. Hanno vinto ovunque, riconfermandosi a Pisa, Siena e Massa e quasi in ogni dove. Perché quest’onda? Da dove viene? E perché le speranze suscitate dalla vittoriosa Schlein non sono riuscite a bloccarla? Perché non ha retto la fragile diga costruita in fretta e furia solo negli ultimi mesi? Frugarsi dentro; capire i perché più profondi dei mutamenti sociali: solo esercitando un’analisi attenta di quel che è accaduto nell’ultimo decennio si può far uscire la sinistra dall’afasia in cui è caduta. Questa del Pd toscano è la storia vera che scivolò nel voto a primavera.
La mancata vittoria di Pisa
Non conosco bene le cause che hanno portato alla mancata vittoria di Pisa, laddove pure l’amministrazione di centro destra sembrava da tempo sotto scacco per le sue scelte sia sul versante sociale che culturale. Pensare che aver toccato il traguardo del ballottaggio sembrava avere aperto nuovi orizzonti. Conosco ancora meno la situazione di Massa ,dove una ritrovata unità della sinistra faceva sperare in risultati più rosei. Certo che deve aver pesato su tutte queste situazioni- ricordando che ognuna di queste ha le sue specificità – sia il clima politico nazionale, sia la scarsa visibilità e credibilità della Regione. Non tanto e non solo nella campagna elettorale, ma più in generale nella percezione che si sta diffondendo nell’opinione pubblica larga di una sua progressiva burocratizzazione e inefficacia governativa. E il venir meno di quegli snodi ( Case del popolo, associazioni, sedi di partito, mezzi di informazione e di comunicazione di massa) che permettevano al maggior partito della sinistra, e più in generale al centro sinistra, di dialogare sistematicamente con i cittadini. Dalle Apuane alla laguna di Orbetello. Capalbio compresa.
Un peso che alla fine ti schiaccia
Conosco bene, invece, la vicenda senese, città nella quale vivo e lavoro. E per descriverla, sorvolando sui resoconti politicistici, ricorro alla memoria storica e mi servo, forse, di una metafora, spero non abusata. Quando ti porti un peso addosso per tanto tempo, finisce che ne rimani poi schiacciato. E per anni continui a sperare che quel peso si dissolva. Ma ne sei schiavo e finisci per continuare a portarlo sulle spalle, anche se nel frattempo, il mondo è cambiato. Avete presente il Settimo Canto dell’Inferno? Quello nel quale Dante scrive sommi versi per raccontare come, gli avari e i prodighi, fossero condannati, distinti in due schiere e poste a semicerchio, a spingere massi col petto e quando si scontrano si insultano rinfacciandosi a vicenda la loro colpa? Materiale prezioso sul quale fare analisi politiche e sociali, per capire se sia giusto esser costretti a trascinare quei massi e analizzare le responsabilità serie, scacciare così via i fantasmi.
Il peccato originale di Monte Paschi
E’ quello che è successo al Pd senese. Per anni, per troppi anni, il Partito democratico senese ha portato il peso del crollo del Monte dei Paschi e delle molte crisi che precedettero e fecero seguito a quella di Rocca Salimbeni. Quel crollo pesò direttamente sulla vita della città, su migliaia di cittadini e sullo stesso voto nazionale, nelle elezioni che si tennero in quel periodo. Provate a ricordarlo a Pierluigi Bersani. Quella vicenda è diventata una sorta di peccato originale per il quale non v’è stata “assoluzione” da parte di una fetta di opinione pubblica cittadina. Sollecitata dai racconti romanzati e da scoop fasulli tipici di certa stampa conservatrice e dalle televisioni berlusconiane, la destra ha furbescamente tenuta sveglia, nell’opinione pubblica, una spasmodica attenzione sulla vicenda. Conquistando per la prima volta il Comune, cinque anni fa, e bissando in questa tornata nonostante fosse stata amministrata in maniera fallimentare da una giunta di centro destra.
Il gioco degli specchi della destra
Mentre il Pd penava a togliersi di dosso quei massi e a compiere, con gli sforzi di un manipolo di iscritti, quella consunta immagine, la destra si rifaceva il maquillage facendo finta che il sindaco e la giunta uscente non rappresentassero, ne avessero mai rappresentato, il centro destra. Un gioco degli specchi nel quale una candidata donna rifletteva l’immagine del superato sindaco uscente. Mentre il centro destra, con molta disinvoltura, giocava la carta del “nuovismo”, il Pd era costretto a pagar pegno perché subiva, per un eccesso di mediazione, il riproporsi di vecchie diatribe interne e pratiche correntizie ormai anacronistiche. Una manna per la destra che riusciva così a conquistare quei ceti medi urbani che la sinistra aveva perso di vista da lungo tempo.
Purtroppo anche la candidata scelta, apprezzabilissima donna che ha fatto dell’intervento sul sociale uno dei suoi tratti distintivi, non è stata accettata da quei ceti che, bevendo le proposte della destra, non le hanno riconosciuto quel ruolo che le primarie della centro sinistra le avevano assegnato. E ha subito attacchi dai ”nuovisti” perché aveva fatto parte, nel passato remoto, di giunte comunali proprio nel periodo di cui abbiamo parlato. Il centro sinistra non ha saputo rispondere con prontezza a questo metodo di consumato e abile trasformismo e così molti dei protagonisti della stagione del disastro, alcuni dei quali erano transitati anche nelle stanze del nascente PD della fusione a freddo, con abili camuffamenti sono passati, armi e bagagli, al centro destra. Con migliaia di voti annessi.
A Siena persa un’occasione d’oro
Insomma, il centro sinistra a Siena ha perso un’occasione d’oro per riconquistare il Comune. Un po’ per la bravura degli altri, ma anche per gli errori commessi, specie nelle due settimane che hanno preceduto il ballottaggio sia dalla candidata sia dalla lista. Invece di attaccare il finto nuovismo, invece di dialogare con quella fetta di società civile che pure non si era completamente mostrata ostile, hanno preferito tirar dritto. E sono andati a sbattere. Si aspetta ora che il Regionale nomini un commissario per il Pd cittadino. Si aspetta l’insediamento della nuova giunta nella quale si esalterà la spartizione dei posti in base al peso della rappresentanze partitiche. Ogni criterio di competenza verrà messo al bando. Il centro destra, che si è presentato come nuovo, mostrerà il suo vero volto. E per il centro sinistra inizierà, si spera, una stagione di sanificazione delle antiche ferite così che i massi potranno finalmente rotolare a valle.