I 441.515 giovani che si sono registrati quest’anno sul portale del Ministero dei Beni culturali saranno gli ultimi a ricevere il bonus 18enni. Un emendamento alla legge di bilancio firmato da tutto il centro destra (il presidente della Commissione cultura della Camera Federico Mollicone di Fratelli d’Italia, Rossano Sasso della Lega e Rita Dalla Chiesa di Forza Italia) cancella infatti il bonus introdotto sei anni fa dal governo Renzi che serviva a finanziavano l’acquisto di libri e giornali e a comprare biglietti per cinema e spettacoli dal vivo, mostre e musei. In tutto si tratta di ben 230 milioni euro che adesso vengono dirottati sul Fondo per il sostegno economico temporaneo dei lavoratori dello spettacolo, il Fondo per gli operatori dell’editoria e delle librerie, il Fondo per lo spettacolo dal vivo, ma anche a favore delle «attività di rievocazione storia della Girandola di Roma» di cui lo stesso Mollicone è da anni uno dei promotori.
Immediate le proteste di Confindustria Cultura, di Federculture, dell’Associazione degli editori e delle varie organizzazioni dei librai, e la sollevazione di tutte le opposizioni. A partire ovviamente da Matteo Renzi che per difendere il «suo» bonus ha subito lanciato una petizione online che in poche ore ha raggiunto le 10mila firme annunciando ostruzionismo in Parlamento per sventare l’abrogazione di 18App che ha bollato come «follia!». «Si riempiono la bocca di “patria” ma poi fanno di tutto per distruggerne l’identità culturale» incalza il leader del Terzo polo, Carlo Calenda. «Ormai contro le ragazze ed i ragazzi è una persecuzione. La destra vuole l’Italia dei privilegiati» ha invece dichiarato Nicola Zingaretti (Pd). In rivolta anche i 5 Stelle che parlano di «danno norme perché le risorse a copertura di questo strumento sono state rese stabili nella scorsa legge di bilancio e gli operatori del settore, che dopo la pandemia ed in questa fase di crisi va ancora sostenuto, contano su quegli introiti».
Il centrodestra ha ovviamente respinto tutte le accuse. «Polemiche pretestuose e fuori contesto» le ha definite Gimmi Cangiano di Fratelli d’Italia, specificando che «App18 non ha mai del tutto assolto alla finzione per cui era stata ideata diventando una sorta di lasciapassare per comprare di tutto, dai cellulari ai videogiochi». Per non parlare poi delle truffe, segnalate anche da Maurizio Gasparri (FI) e da Vittorio Sgarbi, «come testimoniano le indagini della Guardia di Finanza che ha accertato truffe per almeno 9 milioni di euro».
Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ieri si è chiamato fuori dalla querelle spiegando che «si tratta di una decisione parlamentare». Per Mollicone «la norma va resettata perché ci sono indagini della Gdf delle procure tutt’ora in corso, la Corte dei conti è arrivata ad ipotizzare il danno erariale ed anche il Consiglio di Stato a giugno, quando l’ex ministro Franceschini che ora protesta era ancora in carica, ha inviato un parere favorevole a questa misura con elencando però tantissime condizionalità». L’esponente di FdI poi rassicura le categorie che a loro volta hanno protestato ricordando «le risorse che fino ad oggi erano destinate a 18App andranno direttamente a favore di cinema, spettacolo, editori e librai». E comunque, aggiunge Mollicone, «non siamo contrari a politiche attive a sostegno di questo tipo di consumi. Per questo abbiamo già concordato col ministro Sangiuliano di convocare a gennaio tutte le categorie coinvolte per definire le linee di una nuova “carta della cultura”, che dovrà essere senza abusi e venir estesa all’acquisto di libri scolastici in modo da sostenere le famiglie».