Francesco De Gregori e Francesca Gobbi “Anema e Core”
22 Luglio 2023Distretto culturale evoluto, innovazione strutturale
22 Luglio 2023BUONGIORNO
Normalmente in campagna ci sono tre o quattro gradi meno che in città, dice Luigi Lafrate, responsabile della stazione meteorologica di Roma centro. Ed è intuitivo: nell’ultimo secolo, e specialmente dalla seconda metà del Novecento, abbiamo costruito delle città assurde. Sono giganteschi parcheggi – il rapporto fra automobile e popolazione nelle grandi città è folle, dice l’architetto Stefano Boeri, e vale a Roma come a Napoli e Milano – e le automobili sono stufe moltiplicatrici del calore urbano, sempre parole di Boeri. Non soltanto brutte da vedere, brutte le piazze e le strade costeggiate da auto come arredi, ma pure lamiere arroventate che arroventano l’aria (e se si fa un’isola pedonale, c’è la ribellione). Il selciato di pietra è stato sostituito dall’asfalto, una specie di sistema sanguigno percorso da bitume ribollente. Gli alberi sono sempre di meno, e non soltanto assorbono l’anidride carbonica ma ombreggiano, e Boeri ha calcolato in cinque gradi la differenza fra l’ombra di strade alberate e il sole di strade non alberate. Abbiamo costruito periferie di palazzi e palazzine con muri sottili, incapaci di conservare il fresco d’estate e il caldo d’inverno, così se fa freddo fa ancora più freddo e diamo fuoco a caloriferi, e se fa caldo fa ancora più caldo e spariamo i condizionatori in orbita, col risultato di sperperare un capitale d’energia. Ora da un po’ abbiamo preso a innalzare palazzi di acciaio e di vetro buoni a riflettere la luce e surriscaldare gli spazi attorno. Avevamo città bellissime, le abbiamo rese orride e inospitali. Primo obiettivo: risistemare le città per chi le abita, noi.