
Sicurezza prima di tutto: annullato lo spettacolo pirotecnico dell’ultimo dell’anno
20 Dicembre 2025
The Faces – Ooh La La
20 Dicembre 2025Parte I
Di Pierluigi Piccini
Scrivere oggi del Natale è diventato difficile. Non perché manchino le parole, ma perché ne circolano troppe e quasi tutte servono a evitarne il senso. Il Natale è stato ridotto a merce, a rito rassicurante, a racconto infantile che consola senza interrogare. Un buonismo stucchevole, accettabile perché non chiede nulla, perché non mette nessuno in crisi. Una falsa coscienza che copre l’inquietudine invece di attraversarla.
Eppure il Natale non nasce per rassicurare. Nasce per disturbare. Mette la persona di fronte a se stessa, alla propria finitezza, alla domanda di senso che attraversa ogni vita. A quella domanda si può rispondere in modi diversi – credendo, dubitando, rifiutando – ma la domanda resta la stessa per tutti. Ed è una domanda difficile da sopportare. È per questo che il Natale viene addolcito, semplificato, neutralizzato. Ma così smette di essere ciò che è.
Per capire perché questa domanda sia così radicale bisogna tornare lontano, alla Grecia, a una parola che attraversa tutta la nostra storia: Logos. In Eraclito il Logos è la legge nascosta del mondo, ciò che tiene insieme il mutamento. Tutto scorre, tutto cambia, ma non in modo caotico. C’è un ordine, una misura, una razionalità profonda che governa il conflitto degli opposti. Il Logos è sempre presente, dice Eraclito, ma gli uomini non lo comprendono, perché vivono come addormentati, ciascuno chiuso nel proprio mondo.
Gli Stoici raccolgono questa intuizione e la rendono sistema. Il mondo non è un accumulo casuale di eventi, ma un cosmo attraversato da una ragione immanente. Nulla accade senza senso. Vivere bene significa accordarsi a questo ordine, accettare la necessità del tutto. Il Logos rende il mondo intelligibile e, proprio per questo, abitabile.
Con Platone il baricentro si sposta. La verità non è più nel mondo sensibile, ma in quello intelligibile. Le Idee sono eterne, ciò che vediamo è copia imperfetta. Il Logos diventa il cammino del pensiero che si libera dal sensibile per salire verso ciò che non muta. Qui nasce una frattura che segnerà profondamente l’Occidente: tra spirito e materia, anima e corpo, eterno e tempo. Una frattura che non smetterà di riaprirsi.
Plotino porta questa visione al suo vertice. All’origine di tutto c’è l’Uno, assoluto e indicibile. Da esso emanano l’Intelletto, il Logos pienamente pensabile, e poi l’Anima del mondo, fino alla materia, che è il limite estremo. La salvezza è ritorno, distacco, ascesa. La carne è peso, il tempo è allontanamento dall’eterno. In tutta questa tradizione c’è una convinzione incrollabile: il divino non può entrare nella materia. L’eterno non può farsi temporale. L’infinito non può assumere un limite.
Ed è proprio questa convinzione che il Natale spezza.





